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martedì 7 giugno 2022

L'Ombra e il Male nella civiltà contemporanea

Negli ultimi due anni abbiamo assistito ad una accelerazione del processo di decadimento culturale della nostra società; l'Italia è uno dei paesi in cui questa decadenza è risultata più violenta e visibile per tutta una serie di fattori politici, sociali e psicologici.
Questo inasprimento di meccanismi già avviati diversi anni or sono, che concernono il linciaggio mediatico e sistematico di chiunque non si allinei all'ideologia dominante, è stato dovuto alla crisi innescata dalla politica covid - e sottolineo "politica covid", non dal covid che si sarebbe potuto gestire in tutt'altra maniera e senza l'isteria collettiva che invece hanno volutamente scatenato le autorità attraverso la spettacolarizzazione della morte e della malattia ed il mantenimento di una grottesca parodia dello stato di guerra - ma, in realtà, è stato solamente il trionfo di un culto della prevaricazione innescato in tempi non sospetti, istituendo di fatto la creazione e persecuzione del capro espiatorio, e coltivando l'intolleranza verso le opinioni differenti da quelle divulgate dal mainstream.
In particolar modo, ciò che è stato istituzionalizzato dall'inizio della pandemia fino all'attuale conflitto russo-ucraino, è stata l'invenzione di un satanismo laico (da Satana, "Avversario"), ossia di un nemico pubblico contro il quale convogliare tutto il malcontento, la frustrazione, l'odio sociale. Un nemico sul quale riversare la colpa di tutto il male che accadeva e continua ad accadere.
In principio, erano le persone che uscivano di casa, magari per una passeggiata in solitaria, e/o che mettevano in discussione le ignobili misure restrittive del regime sanitario, le quali hanno abbattuto in poco tempo i principi della nostra Costituzione e del nostro stesso ordinamento liberal-democratico. Poi, il nemico è diventato il non vaccinato, contro ogni principio ed evidenza scientifica, la persona contraria al green pass, ovvero chiunque volesse mantenere integra la proprietà del proprio corpo contro i tirannici, sadici trattamenti sanitari imposti da autorità e propagandati da istituzioni i quali dovrebbero essere tutti, indistintamente, processati innanzi ad un tribunale internazionale per crimini contro l'umanità. Infine, il nemico è diventato Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa, e con lui i Russi tutti, finache la cultura e l'arte russe: anche questo è accaduto in un'atmosfera di totale irrazionalità, ignoranza o malafede sulle ragioni della Russia e le questioni geopolitiche, insomma, in un clima di continua caccia alle streghe, di inquisizione, di persecuzione e messa al bando di tutte le opinioni dissonanti con l'unico coro stonato diretto dal potere attuale.
Le masse si lasciano trascinare inerti in questo mostruoso "Gioco del Trono" in cui ogni individuo è solo uno zombie telepilotato e scagliato contro i nemici di turno, che quasi sempre sono solo i vivi, cioè gli uomini liberi che conservano ancora il lume della ragione, il calore della dignità, il buonsenso. Questo nonostante i mass media ed il clero che viene chiamato a recitare la propria parte in un teatro sempre più assurdo e grottesco si contraddicano in modo palese, divulghino notizie che risultano poi essere sistematicamente false, mentre sul fronte opposto ci si adoperi affinché qualche barlume di realtà oggettiva, ergo di verità, possa arrivare dentro le case di ognuno assieme alla valanga di menzogne che vi giungono con troppa facilità.
Sorge spontaneo chiedersi quale eggregore terrifica si sia impadronita dell'inconscio collettivo, quale Nume agisca attraverso le persone in una sorta di vera e propria possessione che va ben oltre l'ipnosi di massa, perché dall'ipnosi è possibile svegliarsi, mentre qui ci sarebbe bisogno di chiamare a raccolta tutti i migliori esorcisti della storia del cinema, dal famoso prete a Costantine, fino ai fratelli Winchester di Supernatural. E forse non basterebbero i loro sforzi congiunti a contrastare questa follia che sembra animare legioni di individui ridotti ormai a gusci vuoti, privi di cuore e di pensiero, o meglio, abitati dal pensiero che qualcun altro, dall'alto, stabilisce per loro.
Da studiosa indipendente e appassionata di psicoanalisi junghiana, la mia personale spiegazione risiede in quella che oggi potremmo definire l'Ombra collettiva, formata da tutte quelle pulsioni, da quei fattori inconsci, dagli elementi naturali rimossi a forza dalla coscienza della società.
Tra questi elementi, vi è sicuramente il sentimento religioso. Per troppo tempo la civiltà occidentale ha premuto l'acceleratore sull'atteggiamento positivista, scientifico che è divenuto scientista, utilitarista-remunerativo; una volontà di sezionare ogni cosa, togliendo magia e sponaneità alla vita stessa, unita all'atteggiamento aggressivo nella pretesa di "disinfettare il cielo", come avrebbe detto il mio padre spirituale Carl Gustav Jung, e la natura stessa, dagli Déi. Ma come anche la storia più antica ci insegna, il bisogno di spiritualità, di fede e culto, di ritualità e misticismo, è parte integrante della nostra natura umana, a prescindere dalle singole opinioni che ognuno ha della religione o della metafisica. Non si può sopprimere il sentimento mistico senza che questo esploda, presto o tardi, in una vera e propria isteria religiosa rivolta a ciò che in quel preciso momento storico si sostituisce alla religione, offrendo protezione vera o presunta, rimedi contro il "male" del momento, un sistema di dogmi e credenze che vanno a costituire una fortezza inespugnabile dai fautori del dubbio e della critica razionale, una certa ritualità, una o più istituzioni di riferimento, dei mantra da ripetere per convincere i fedeli, degli oggetti di riconoscimento quindi di culto, e naturalmente un "maligno" contro il quale indirizzare tutte le emozioni negative. In tempo di pandemia, è stata la scienza medica ad auto-proclamarsi nuova religione, in tutto e per tutto, con il suo clero di scienziatucoli da salotto e squallide processioni di flagellanti in coda dinnanzi agli hub vaccinali, che ripetevano pappagallescamente quelle patetiche giaculatorie inculcategli dal sistema mediatico, da pessimi dirigenti politici, e da una classe medica che ha del tutto abdicato a quello che doveva essere il suo ruolo, ovvero curare il malato, e non certo distruggere la salute psico-fisica dei sani. Il tampone naso-faringeo è divenuto il nuovo strumento di tortura, simile all'ago di 9 centimetri con cui gli inquisitori infilzavano ogni parte del corpo delle presunte streghe al fine di scovare il marchio del maligno. I gel igienizzanti hanno rimpiazzato l'acqua santa, le mascherine sono divenute il marchio che distingue gli obbedienti da coloro che proprio rifiutano di sottomettersi al nuovo credo. Questi ultimi, i non-genuflessi, sono stati trasmutati nelle odierne incarnazioni del male, responsabili dei contagi, delle morti, delle terapie intensive e di qualunque altra stupidaggine si prestasse ad essere strumentalizzata dai nuovi chierici. Non vaccinati o semplicemente critici nei confronti dei vaccini, non credenti della narrazione ufficiale (che come sappiamo fa talmente acqua da non risultare credibile neppure per un contadino analfabeta degli anni '50, che perlomeno sarebbe stato in grado di farsi delle domande di fronte ad emerite idiozie come quelle che sono state impunemente pronunciate), personale sanitario che poneva delle legittime domande o sollevava altrettanti legittimi dubbi, giornalisti non allineati, persone comuni riunitesi nelle piazze per manifestare il proprio dissenso verso la politica del controllo e dello psico-terrorismo, come previsto dall'insieme dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione.
Un altro elemento costitutivo dell'Ombra collettiva, che ha contribuito a proiettare questa in modo così potente da oscurare il cielo, e di conseguenza, nelle tenebre dell'ignoranza e dell'irrazionalità, ridefinire il concetto stesso di Male, annullando simultaneamente ogni capacità di discernere quest'ultimo dal bene, è senza dubbio la rimozione forzata di tutte quelle pulsioni aggressive designate alla sopravvivenza dell'individuo. Per anni, quelle stesse parti politiche che hanno imposto TSO e istigato all'odio verso i non-genuflessi, non hanno fatto altro che indottrinare la popolazione con idee di inclusività e accoglienza che puntualmente si sono scontrate con le realtà barbariche e feroci di chi era il primo a non volersi né potersi integrare, hanno messo al bando e castigato severamente ogni pensiero che si mettesse di traverso alle ideologie dominanti (uno dei tanti esempi è il caso Rowling, che cito perché trattasi di una collega, quando ha osato ribadire ciò che è ovvio per legge di natura, ossia che esitono i generi maschile e femminile), hanno risposto agli attenatati terroristici con i gessetti colorati e la loro banale idea di tolleranza; ci siamo sentiti dire che non dovevamo essere razzisti, xenofobi, transfobici, e mentre i loro palazzi edificati sul nulla tentavano grossolanamente di sostituirsi ai nostri castelli dalle salde fondamenta, mentre i loro arcobaleni sintetici volevano soffocare le nostre profonde radici, mentre i loro cavalcatori di razzi su Marte hanno preteso lo spazio e la considerazione del nostro passato di cavalleria, poesia e valori, l'aggressività di questi novelli paladini dei diritti umani veniva rivolta sempre più e sempre con maggiore intensità contro chiunque osasse professare idee ed opinioni differenti dalle loro. Non sto parlando solo di conservatori o di clerico-fascisti, ma anche di liberi pensatori come me, che non amano genuflettersi alle "ideologie alla moda", come cantava Battisti in Una giornata uggiosa.
Ecco come la naturale aggressività repressa nelle masse attraverso meccanismi sociali e mediatici - nonché scolastici ed accademici - implode ad un certo punto con tutta la violenza di cui è capace, precisamente nel momento in cui viene creato ad arte un nemico che, diversamente da altre categorie, risulta legittimo odiare, denigrare e ghettizzare: ieri i no vax, oggi i Russi, domani i russofili, filo-putiniani, non vaccinati e col volto scoperto, che magari non si genuflettono allo sventolare della bandiera NATO o semplicemente scorgono le dinamiche perverse, le montagne di bugie, il terrorismo psicologico che stanno dietro ad un potere ormai in decadenza il cui unico scopo è mantenere se stesso in piedi, anche se barcollante, ancora in vita anche se già putrescente.
Questi sono, in definitiva, i pilastri dell'Ombra collettiva, e dunque le cause primarie del Male contemporaneo che ho potuto individuare osservando, percependo ed analizzando ogni cosa dalla mia prospettiva, che è quella di un'autrice e ricercatrice indipendente con una particolare attenzione ed una certa sensibilità per il sociale, ma soprattutto per quello che si muove sotto di esso, e che potremmo sommariamente definire psiche collettiva. Naturalmente vi sono molti altri contenuti inconsci, nonché influenze metafisiche, che contribuiscono all'eclissi della coscienza collettiva, all'addensarsi e scurirsi dell'Ombra, e quindi al propagarsi del Male nel mondo contemporaneo esattamente come un virus, attraverso l'inevitabile connessione delle menti, in barba a tutte le profilassi rappresentate dai nostri libri di storia e dalla memoria recente degli olocausti che si sono consumati, dei regimi totalitari, delle guerre che, prima fra tutte, uccidono la verità.
Non mi dilungherò in questa sede ad approfondirli uno per uno, ma invito chi ha letto e gradito questo articolo a seguire anche l'altro mio blog, Figli della Libertà, dove tento di fare una disamina dei fenomeni psichici, occulti e spirituali partendo sempre dalla nostra attualità.

MR

immagine dal web



       

mercoledì 10 novembre 2021

Libertà di scelta sul proprio corpo e le vere ragioni per cui la stanno violando

 La civiltà liberale e democratica in cui siamo cresciuti custodisce tra i suoi valori alcuni principi intoccabili; uno di questi è la libertà di scelta sul proprio corpo. Per questa libertà si sono battute le femministe storiche e tutti i movimenti per i diritti umani che hanno messo al centro della loro lotta il rispetto della persona umana, sancito anche dall'articolo 32, comma 2, della nostra Costituzione. Scegliere sul proprio corpo è il fondamento di ogni libertà senza il quale tutte le altre scelte perdono di significato. Potremmo altresì definire la libertà di scelta sul proprio corpo come la conditio sine qua non per tutte le altre libertà.
Dinnanzi a questa premessa, sorge spontanea una domanda: possono le autorità occidentali, sulla base di un'emergenza vera o presunta, violare, negare questa libertà, e con essa il diritto alla salute psico-fisica, il quale è possibile solo se coesistono il diritto alla corretta informazione sui trattamenti ricevuti ed alla conseguente possibilità di scegliere se e quali trattamenti ricevere? Per una persona di buonsenso, la risposta è una sola, e coerente con precedenti sentenze giuridiche emesse in Italia: nessuno può revocare, temporaneamente o per un tempo indeterminato, il diritto alla libertà di scegliere coscientemente sul proprio corpo.

Invece quello che abbiamo visto in questi ultimi mesi, è un abuso di Stato senza precedenti. E' iniziato con un piccolo sopruso, quello dell'imposizione delle mascherine, una volta accettato il quale, ecco pronto subito l'invasivo tampone oro-faringeo (a detta di medici di vasta esperienza come il Dott. Massimo Citro, assai meno affidabile dei tamponi salivari). E infine, il trattamento genico sperimentale meglio noto col nome di vaccino anti-covid. Obblighi che violano la dignità ma che vengono imposti alla popolazione con la scusa della necessità, del dovere civile, della tutela della salute propria e altrui.
Ma quali reali intenti ci sono dietro questi abusi sul corpo delle persone?
Ormai la mattanza di Stato causata dalle vaccinazioni di massa è innegabile e sotto gli occhi di chiunque voglia guardare con onestà. Persone con reazioni avverse più o meno gravi, giovani prima sanissimi e successivamente menomati da patologie spesso irreversibili, morti tra tutte le fasce d'età sottoposte ai vaccini. Eppure le autorità e le istituzioni si ostinano a perpetrare quelli che sono a tutti gli effetti dei crimini contro l'umanità.
La prima ragione di ciò è senza dubbio il business. Case farmaceutiche con legioni di azionisti, personale pagato 80 euro l'ora per vaccinare negli hub, un'industria farmaceutica e medico-chirurgica che si arricchirà grazie a moltissime persone che erano sane e ora sono diventate malati cronici.
Ma vi è anche un'altra, più subdola motivazione, che spinge verso questo comportamento sadico e criminale. Ed è legata, appunto, alla violazione della proprietà del corpo.

Quella del corpo è la prima ed indiscussa proprietà di ogni essere umano. Si può non possedere nulla, ma il corpo ci appartiene, sempre e comunque. Viceversa, si può essere anche molto ricchi, possedere imperi finanziari e grandi beni immobiliari, ma se non si ha la proprietà del proprio corpo, nei fatti non si ha nulla. Solo dalla libera scelta sul corpo dipende la possibilità di un autentico benessere. Tale scelta non è dunque sacrificabile per nessun altro, fossero pure tutti gli altri. A meno che non parta da una decisione consapevole ed autonoma.
E' intuibile come violata la proprietà del corpo, la violazione della proprietà privata, ad esempio, diventa un passo ulteriore e facilmente accettabile per quel bene collettivo di cui da sempre si riempiono la bocca i peggiori fautori dei regimi comunisti e non solo. La prima e più grave violazione, quella della proprietà del corpo, spalanca una finestra di Overton che, successivamente, diviene difficile richiudere.
Non solo.
Avere il controllo del corpo altrui è il modo per ottenere il controllo anche sulla mente senza particolari sforzi. Tutti noi sappiamo bene, per esempio, quanto avere controllo sul nostro corpo attraverso una buona alimentazione, l'attività sportiva, la meditazione o altre pratiche di rilassamento, ci offra un benessere non solo sul piano fisico, ma anche su quello psichico e spirituale. E' vero anche l'opposto. Perdere questo controllo ci causa sofferenza psico-fisica e limita le nostre facoltà intellettuali e spirituali.
Opprimere fisicamente una persona negandole di respirare liberamente la rende schiava: se anche la pratica più importante di tutte, cioè la respirazione, diventa difficoltosa, se essa viene soggetta a regolamentazioni, e se si riesce a convincere le persone che questo sia giusto per sé e per altri, le si può convincere di qualunque cosa. Anche il tampone invasivo è una violenza sul corpo, e insieme è umiliante. Non parliamo poi di un trattamento che intossica, causa febbre e dolori, fa star male nei casi più gravi con patologie invalidanti, e può arrivare anche a uccidere. E' chiara l'intenzione di chi vuole controllarci, di chi ci vuole imbrigliare e schiavizzare psicologicamente. Se ho il potere di farti soffrire, di causarti dolore, ho potere su tutta la tua persona. Il controllo psicologico passa per forza dal controllo fisico.

Pensiamo a come, per molti secoli, le donne sono state tenute in una condizione subordinata rispetto all'uomo (e in molti paesi vivono tuttora in penose condizioni di schiavitù). Il controllo della donna si è ottenuto escludendola dall'istruzione e quindi dalla vita culturale, dai ruoli di potere e dalla vita politica e, non ultimo, dall'addestramento marziale, perciò dalla vita militare. Molti storici e storiche per i diritti delle donne si sono interrogati sul perché le donne abbiano accettato tutto questo nel tempo. Dal mio punto di vista è possibile dare diverse risposte, ma tutte si riducono irrimediabilmente alla vera, essenziale risposta: il controllo del corpo delle donne.
Stupri legalizzati, continue gravidanze indesiderate, negazione del diritto a poterle interrompere o ad evitarle categoricamente. Le donne sono diventate fisicamente sempre più deboli, il loro corpo è stato trasformato nella vita e nell'arte, rendendolo pesante e statico. Questa deformazione del corpo ha causato anche una deformazione psicologica profonda. Sentendosi fisicamente deboli e appesantite, le donne nella storia raramente hanno cercato il riscatto, la rivolta, l'indipendenza. Al contrario, hanno accettato la leadership maschile e di essere proprietà di padri, fratelli, mariti, persino figli. Solo con grandi sforzi le donne sono riuscite a riconquistare la libertà e la proprietà dei loro corpi, una volta ottenuta la quale anche la salute e l'estetica femminili ne hanno guadagnato. Scattanti donne militari, magnifiche atlete, splendide sportive e aggraziate ballerine, donne che praticano scherma o equitazione, che imparano a combattere come gli uomini, che curano il loro corpo con tutti i trattamenti necessari e che si rimettono in forma dopo le gravidanze. Questo ha migliorato anche il benessere psichico delle donne ed incrementato le loro intelligenza e combattività.
A ribadire come una condizione di libertà mentale dipenda fortemente dalla libertà sul proprio corpo.

Oggi questo discorso si può estendere a tutta la popolazione. Vi è una malefica intenzione di schiavizzare totalmente le persone privandole della proprietà del loro corpo innanzitutto. Una volta ceduto il diritto più importante, la strada verso la perdita di tutti gli altri diritti è vertiginosamente in discesa. Una popolazione fisicamente indebolita o malata, o comunque sottoposta continuamente a trattamenti farmacologici intossicanti, che inibiscono le facoltà fisiche ma anche quelle neurologiche, e distruggono il sistema immunitario che è la prima grande meraviglia del nostro organismo, sarà una popolazione docile rispetto all'autorità, remissiva e facile da governare. Una volta convinte le persone che il loro corpo appartiene allo Stato, ad una vaga collettività o alla scienza stessa, si avranno popoli totalmente sottomessi. La coercizione che neppure i più truci regimi nazi-fascisti e comunisti erano riusciti a praticare, l'omologazione, il conformismo e la sudditanza che neppure i totalitarismi più feroci hanno mai raggiunto, la società dei consumi la sta ottendendo sfruttando le più infime pulsioni delle masse. E vendendo alle masse illusioni, come quella di non ammalarsi o addirittura non morire mai, cui neppure un contadino analfabeta degli anni '50 avrebbe creduto.

Se riflettiamo, le violenze sul corpo sono, da sempre, utilizzate per ottenere ciò che si vuole dalle vittime: le torture, la prigionia, le punizioni corporali hanno tutte l'obiettivo di piegare la volontà dell'uomo, di soggiogarlo, di costringerlo a fare ciò che altrimenti non farebbe mai.
Negare il diritto a scegliere consapevolmente sul proprio corpo equivale a smantellare anche tutti gli altri diritti.
In questo momento così cupo della storia dell'Occidente, dunque, è di massima importanza ribadire la sacralità del corpo e rivendicare il diritto alla libertà di scelta, alla proprietà sul proprio corpo. Quest'ultima non è qualcosa che si può cedere o barattare in cambio del lavoro o della vita sociale, poiché i diritti che riguardano queste cose diventano nulli laddove viene negato il primo diritto fondamentale. Dobbiamo resistere compatti, con grande forza e determinazione, contro la barbarie che sta dilagando nel nostro mondo. E dobbiamo farlo perché la battaglia per conservare la proprietà sul proprio corpo e la libertà di scelta sulla propria salute e sulla propria vita è una battaglia di civiltà.


MR

Statua di Achille nei giardini dell'Achilleon di Corfù, foto di Milena Rao.

 

venerdì 23 aprile 2021

Schiavi o uomini liberi: se la civiltà occidentale può essere brutalizzata impunemente

 Oggi ho deciso di scrivere qualcosa alla luce delle mie ultime riflessioni di questi mesi, riflessioni che hanno come tema centrale la civiltà. Da siciliana, da donna profondamente mediterranea, per me il concetto di civiltà non è mai stato qualcosa di astratto, ma al contrario, una prospettiva concreta, tangibile, di importanza tale che nulla può esservi anteposto.
Ma che cos'è una civiltà? Cosa la contraddistingue, e cosa, invece, la nega? Quale significato attribuiamo oggi a questa parola? Innanzitutto: se esistono civiltà diverse, che cosa caratterizza essenzialmente la nostra, quella mediterranea e, in un'ottica più ampia, quella occidentale, che ieri riguardava essenzialmente l'Europa mentre oggi coinvolge anche gli imperi d'oltreoceano.

L'eclissi della coscienza collettiva, per usare un concetto junghiano, cui abbiamo assistito durante i feroci totalitarismi del '900, cui stiamo assistendo da oltre un anno in uno scenario di isteria collettiva, negazione dei diritti umani e delle libertà individuali e pericolose derive autoritarie da parte dei governi e delle istituzioni, facilmente ci può indurre a credere che la civiltà non sia altro che una sottile, fragile superficie di ghiaccio che sin troppo rapidamente va in frantumi sotto i colpi della paura, delle violenze, della decadenza dei costumi, sotto la quale regna un enorme abisso di nere acque e mostri tentacolati, un autentico Kaos che si contrappone a Kosmos, l'Ordine, pronto a scatenarsi con le sue onde divoratrici, i suoi predatori, la sua oscurità dilaniante, non appena viene liberato da quell'esile strato superficiale che lo nasconde sotto una parvenza di assopita staticità.
Impossibile biasimare chi, osservando la brutalizzazione della civiltà, smette di credere nella medesima, o più semplicemente la identifica con l'allegoria che ho descritto sopra.
In tempi recenti abbiamo assistito agli squarci che pericolosamente sono stati creati in quello che io chiamo "il velo" della civiltà. Un esempio è accaduto nel 2011, durante la guerra in Libia e la cattura e uccisione del colonnello Muammar Gheddafi. Il suo cadavere martoriato, il suo stesso linciaggio, sono stati presentati ai paesi occidentali come una vittoria della democrazia sulla dittatura. In molti, a quel tempo, hanno accolto con ingenuo entusiasmo la notizia. Questo è potuto accadere perché i principali mezzi di comunicazione ed informazione hanno per mesi dipinto con toni esasperati (e non di rado menzogneri) la situazione della Libia e la figura stessa del colonnello Gheddafi. Nell'immaginario collettivo egli è divenuto "il cattivo", il tiranno, il mostro da sconfiggere per riportare la pace e ristabilire l'ordine (purtroppo oggi sappiamo che a fine guerra, in Libia, è accaduto tutto l'opposto). Così quando alle masse è stato presentato l'atto brutale - prima il bombardamento della Libia, poi la feroce uccisione del suo leader - non si è levato quello sdegno collettivo che dovrebbe contraddistinguere il mondo civilizzato e nella fattispecie il mondo occidentale civilizzato.
Più recentemente, è accaduto l'opposto con il caso statunitense di George Floyd. Benché quest'ultimo fosse un pregiudicato, e verosimilmente la questione razziale sdoganata dal movimento BLM anche in maniera violenta e non di rado con atti vandalici ed azioni criminali, nulla avesse a che fare con quanto successo, abbiamo assistito alla mobilitazione di ingenti masse di persone e di alcune parti politiche indignate per la morte di Floyd, che hanno empatizzato con lui e non ultimo espresso la loro solidarietà con gesti esagerati ed alquanto discutibili. E questo è accaduto perché al contrario di Gheddafi, cui sono stati attribuiti i peggiori crimini veri o presunti, Floyd è stato presentato dagli stessi canali di informazione unicamente come una vittima. Nello scenario dipinto dai mass media e dal loro mainstream, possibilmente forgiato da quello che oggi chiamano "Deep State", il problema del suprematismo bianco sembra riguardare solo i Neri che vivono negli USA, ma, sempre secondo questo schema di pensiero (unico), non ha attinenza conle vittime della guerra in Libia, una guerra presumibilmente innescata dall'Occidente - bianco ed imperialista - per motivi di egemonia economica e geopolitica.
Ho citato questi esempi solo per mostrare quanto le masse siano facilmente manipolabili; oggi, grazie alle più potenti tecnologie che consentono la diffusione di notizie h24 in ogni parte del mondo e di una determinata narrazione delle medesime, vera o fallace che sia, ancor più di ieri, ai tempi della propaganda nazi-fascista o comunista. 

Una presa di coscienza di questa potente manipolazione e strumentalizzazione dei contenuti dovrebbe immediatamente riportarci alle problematiche attuali: perché una volta ancora il velo che separa la civiltà dalla barbarie è stato fatto a brandelli, e le masse stanno sostenendo tutto ciò, in maniera attiva oppure con un tacito consenso. Nell'ultimo anno, guardando solo al nostro paese, abbiamo assistito a fenomeni raccapriccianti, lesivi della dignità umana, irrispettosi della civiltà; ma la cosa che più mi spaventa è l'indifferenza con cui la collettività vi ha assistito. Il TSO praticato senza alcuna valida ragione su un ragazzo inerme, le vessazioni contro chiunque praticasse un sano dissenso contro i provvedimenti adottati per il contenimento dell'epidemia di covid19, gli atti di violenza verbale o fisica su chi non osservasse le nuove regole alla lettera, i decreti liberticidi del governo in sfregio alla democrazia ed alla nostra stessa Costituzione, la stessa che - per coloro che si ostinassero ad ignorarla - sancisce l'insieme dei nostri diritti e doveri, a tutela della libertà e della vita di ognuno di noi. Non solo; si profila in questo cupo orizzonte una ulteriore violazione dei diritti umani, quella stabilita dalle leggi di Norimberga.
Cito volutamente Norimberga o meglio, il processo di Norimberga, perché esso si configura come uno dei più importanti eventi storici che concernono il mondo occidentale. Non solo, infatti, a Norimberga furono processati e puniti in modo esemplare coloro che avevano brutalizzato la civiltà, ma dal processo scaturì un codice che tutti i paesi democratici sono tenuti a rispettare. Fu un grande passo per la salvaguardia dei diritti umani, della pace tra i popoli e della civiltà occidentale. Quella civiltà che oggi, in barba a tutti i processi, la follia dei governi e delle masse soggiogate con la paura ed il terrorismo psicologico, rischia di essere irrimediabilmente distrutta.
Questo mi riporta alla domanda iniziale, ovvero che cosa è la civiltà.
Potrei concordare che essa è null'altro che un velo, una labile illusione pronta ad infrangersi non appena si scontra con la violenza della realtà. Realtà che è fatta di masse di persone manipolate attraverso emozioni ataviche come la paura di ammalarsi o morire. Ma non è ciò che credo. La mia formazione psico-antropologica e i miei studi indipendenti di mitologia comparata certamente influenzano il mio pensiero, che alcuni troveranno forse, scioccamente idealista. Eppure sono fermamente convinta che la civiltà sia molto di più.
Lungi dall'essere qualcosa di sottile, di meramente superficiale, la nostra civiltà è un albero possente che affonda le radici nel tempo millenario, negli archetipi e nei Numi che lo hanno dominato, nelle leggi, nelle rivoluzioni, nelle avanguardie storiche; negli ideali per i quali i nostri avi si sono strenuamente battuti, giungendo in molti casi a sacrificare la propria vita. Vita che alla luce di ciò, ha valore non come mera sopravvivenza biologica, ma come insieme di azioni e valori che la contraddistinguono, dunque come vita attiva, dedizione, passione, coraggio, onore, creazione del bello, tutela della dignità e della libertà contro ogni forma di tirannia.
Ad oggi, penso che l'umanità sia sempre stata divisa tra i molti, gli schiavi, e i pochi uomini liberi. Gli schiavi sono coloro che si inginocchiano sempre ed incondizionatamente dinnanzi al potere, finanche laddove esso è corrotto e criminale. Nella loro adesione al pensiero dominante essi vedono il riscatto della propria nullità morale ed intellettuale; abbracciando "i forti", da deboli si sentono forti anch'essi, e traggono un senso di superiorità e di protezione da questo atto di genuflessione e sottomissione. Gli schiavi si lasciano manipolare. Permettono al potere di speculare sulle loro paure: la paura del diverso o dell'ignoto, la paura della malattia, la paura della morte. Così essi sono disposti a rinunciare alla libertà per timore di morire. E' sufficiente sbandierare loro anche il solo spettro della morte, per averli in catene.
Gli uomini liberi sono al contrario degli eretici d'animo. Possiedono dei valori propri, che quasi mai combaciano con quelli imposti dal potere, ed un proprio pensiero, indipendente da quello che domina nelle masse. Consci del proprio valore, non sentono il bisogno di affiliarsi al potere, e se quest'ultimo è malvagio, si sentono in dovere di combatterlo con ogni mezzo. Hanno, come tutti, paura delle potenziali minacce, della malattia, della sofferenza o della morte, ma la differenza è che non permettono alle proprie paure di dominarli, perciò non sono così facilmente manipolabili. Antepongono i propri valori ed ideali a quelli affermati dal potere e diffusi nella collettività, e per questi valori sono disposti a battersi. Contrariamente agli schiavi, gli uomini liberi sono disposti a morire per difendere la libertà propria e altrui.

Mi sento di concludere dicendo che sono gli uomini liberi a costruire la civiltà. Essi ne sono gli architetti. In sintesi, potremmo affermare che la civiltà è un ordine che si contrappone a quel caos che, di volta in volta, cerca di distruggerla, dapprima intaccandone le fondamenta, per poi procedere, un gradino dopo l'altro, a demolirla interamente. Diversamente dall'epoca dei regimi totalitari, oggi il potere di una ristretta oligarchia globalizzata vanta una rete talmente intricata e complessa da rendersi quasi inattaccabile: se questo potere trionferà, stavolta, la civiltà sarà sconfitta in maniera definitiva.
Tutto ciò che chiedo in difesa di questa civiltà è di scegliere se in questo feroce "Gioco dei Troni" si vuole essere schiavi o uomini liberi.
Per quel che mi riguarda, ho già scelto da molto tempo.

Grazie.

 

 MR

 


 

 

 

venerdì 2 febbraio 2018

Ila, le Ninfe e la censura

In seguito all'intenzione di rimuovere questo meraviglioso dipinto di John William Waterhouse dal museo in cui si trova in Inghilterra (a testimoniare che non certo solo in Italia arte e cultura sono affidate a perfetti mediocri, ottusi, incompetenti ed ignoranti), dal titolo "Ila e le ninfe" - se non conoscete la storia di Ila potete leggerla su wikipedia o qualunque dizionario mitologico - che è uno dei dipinti preraffaelliti più belli e suggestivi in assoluto...ma in generale a seguito di vari eventi interconnessi che riguardano la nostra attuale civiltà, spenderò qui sopra qualche parola prima di tornare a lavoro a illustrare le fiabe tradizionali (si, sempre quelle che pretendono di censurare, alla faccia loro!). In primis, che un dipinto con dei giovani nudi femminili, con una loro naturale seduttività, possa avere in qualche modo a che fare con la campagna #MeToo e cioè una campagna contro gli abusi sessuali...beh, non so quale mente contorta possa partorire tale grottesca associazione di idee. Poi, il fatto che non si conosca né la mitologia ed il contesto panteista cui si ispira l'opera (come del resto molte altre opere preraffaellite) non è meno grave, ma soprattutto, è palese che si disconosca del tutto - e a causa di ciò venga totalmente frainteso - il simbolismo espresso da tale opera ed i significati attraverso i quali si presta ad essere interpretata. In tutto ciò, la cosa più allarmante, è che la totale ignoranza sui tesori più preziosi custoditi dalla civiltà europea (le cui radici non sono cristiane, come vorrebbero far credere certi luminari da teatrino televisivo che vanno a braccetto con le più becere estreme destre, ma assai più antiche di qualunque monoteismo) rende i medesimi, di fatto, inaccessibili al popolo: se non si comprende il valore immenso e numinoso di cui queste opere sono portatrici, non è possibile neppure trasmetterlo alle nuove generazioni. Allora si, spogliamo pure i musei delle loro opere e cediamo queste ultime a collezionisti privati che - si spera - saranno in grado di apprezzarle davvero e coglierne il valore inestimabile. Ma che, soprattutto, non si sentiranno turbati o sandalizzati dal seno scoperto di una figura adolescente che invita un giovane uomo ad entrare nell'acqua con lei: turbamento e intolleranza che sono tipici di quella società cripto-protestante da cui stanno di recente scaturendo tutte le pretese di censura più assurde, dal bacio del principe alla Bella Addormentata alle Rune sui maglioni scandinavi. La stessa società dal cui inconscio collettivo scaturisce la simpatia per lo chador, per il burqua e per tutte quelle forme di repressione-oppressione ammantata di "esotico" perché proviene da altre culture ma, nei fatti, rimarca sempre la stessa solfa: il corpo della donna è impuro, la bellezza va nascosta, la seduzione è peccato, il sesso si fa solo per fare figli, ecc. E sono proprio i complessi inconsci di questa società ad ammiccare agli estremismi delle società "altre". Se la componente dominante dell'attuale coscienza collettiva, infatti, è quella progressista e libertaria, la sua Ombra speculare è rivolta all'opposto, verso la censura dell'arte e del bello, l'intolleranza e la repressione. Ciò avviene per naturale funzione compensatrice. Questa Ombra trova espressione cosciente, per l'appunto, nelle fazioni opposte all'ideologia dominante: movimenti di estrema destra, pseudo-identitarismi ed integralismi religiosi che spuntano come funghi in risposta al flusso ideologico che domina - ma solo in superficie - le coscienze degli occidentali. Essi stanno prendendo piede, purtroppo, proprio a causa di quegli eccessi ridicoli, di quelle gravi mancanze e di quell'insieme di scelte ed intenti rivelatesi disastrosi quanto infinitamente pericolosi, di cui la politica globalista e progressista è stata fautrice, politica che si nasconde, nel nostro paese, dietro la maschera di una virtuosa sinistra che non esiste più poiché ha rinnegato da tempo i principi sui quali si fondava: ovvero quelli socialisti. Insomma, l'ignoranza e l'incompetenza della funzione primaria, razionale, della collettività, nutre i mostri della funzione inferiore della medesima collettività, i fanatismi che scaturiscono dalle pulsioni inconsce della popolazione, dalle debolezze inespresse, dalle paure, dalla frustrazione, dal bisogno di un rinnovamento spirituale e culturale che, tuttavia, si esprime nel peggiore dei modi, spesso mistificando un passato dal quale ci si dovrebbe essere emancipati ormai da tempo. Così in risposta allo pseudo-femminismo delle Femen e delle lobby che vorrebbero annientare la femminilità attraverso la cultura gender si scagliano boriosi tutti i maschi frustrati e le loro donne affettivamente dipendenti, e abbiamo (di nuovo, che persecuzione!) l'anti-femminismo, l'antiabortismo, l'apologia acritica della famiglia tradizionale - che poi è la stessa dalla quale sono scaturiti tutti i complessi a tonalità affettiva e le menomazioni emotive, e dunque avrebbe bisogno come minimo di una sana riforma, perché per quanto si fatichi a crederlo, gli stessi che oggi inneggiano alle famiglie "alternative", alla maternità surrogata e all'utero in affitto, sono figli e figlie nati e cresciuti in famiglie tradizionali; allora qualcosa è andato storto, mi sorge spontaneo pensare. E poi, ovviamente, abbiamo di nuovo l'antisemitismo, tutti gli "anti" e tutti gli "ismi" e i relativi complotti scaturiti dal disagio individuale e sociale. Veniamo dunque al punto della situazione: fiabe censurate, dipinti che si vorrebbero togliere dai musei, un bambino ebreo di 8 anni picchiato in Francia da due adolescenti. Tutto questo mi ricorda un certo periodo storico che definire tragico sarebbe un eufemismo. Siete proprio sicuri che non servano giornate della memoria? Prima di perderla del tutto, la memoria vera della nostra civiltà, di ciò che è stato e di ciò che merita di essere preservato dall'incombente distruzione e furia iconoclasta, cominciate così: caricate questo dipinto su tutte le vostre pagine e blog, e se dovessero censurarlo, caricatelo nuovamente, create altri profili, stampate i volantini del bellissimo Ila con le sue ninfette nude e appendeteli ovunque. La vera rivoluzione parte dall'arte ma, ancor prima, da noi stessi, dal nostro modo di concepire la realtà, sempre.
MR
J.W.Waterhouse, Hylas and the nymphes

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mercoledì 19 luglio 2017

La morte dell'arte - la caduta del Tempio


Il titolo non è una provocazione, ma il frutto di una riflessione.
Mentre scrivo questo articolo, fiamme scatenate da uomini senz’anima divampano sul Vesuvio, distruggendo la vegetazione, uccidendo gli animali. La nostra nazione è messa in ginocchio da persone senza dignità che si arricchiscono con politiche criminali, mentre continuano le fughe massicce di stranieri dai loro paesi d’origine, i quali arrivano sulle nostre coste per diventare il nuovo business delle mafie. Nel frattempo, la più grave crisi dell’Europa e dell’Occidente sembra riguardare proprio i valori e gli ideali, più che l’economia, se pensiamo che la gente nel dopoguerra viveva con poco, eppure aveva nel cuore canzoni che noi oggi abbiamo dimenticato.
Viene istintivo chiedersi cosa sia accaduto. Guardo l’uomo moderno metropolitano, che vive in coda su un’automobile o all’ufficio postale, lavora ore ed ore in luoghi grigi, prigioni per l’anima, e attende con ansia il weekend o ferie estive solo per potersi accatastare insieme a tutti gli altri in autostrada o in aeroporto, per poi raggiungere mete turistiche che di anno in anno vengono letteralmente saccheggiate dalle masse. E’ l’uomo alienato della società del consumo, che si affanna per raggiungere una finta dimensione edonistica nella quale non regna realmente il principio dionisiaco del piacere, ma una continua tensione interiore che impone di fare quello che tutti gli altri fanno, di godere come tutti gli altri godono, di essere, insomma, un numero tra tanti non solo quando si va al lavoro o in ospedale, ma anche quando si viaggia, quando si mangia, quando si fa l’amore.
Guardo quest’uomo e mi chiedo che ne è stato degli artigiani, dei calzolai, delle botteghe degli artisti e dei fabbri, delle ricamatrici e delle tessitrici, dei poeti che sempre, in ogni epoca, hanno trasformato lo spirito in verbo. Mi chiedo come mai oggi una cieca avidità spinga le persone  a distruggere tutto quello che di buono c’è, come sia possibile che la macchina del capitale abbia sottomesso qualunque spinta alla libertà individuale, sostituendola con un individualismo spietato che si riassume nel tentativo spasmodico di possedere più degli altri, a qualunque costo.
Penso alla musica di Wagner, ai dipinti di Botticelli, alla Divina Commedia, ai templi dell’antica Grecia, e mi chiedo come mai tutta questa ricchezza non sia riuscita a salvarci dall’abbruttimento. Buona parte delle persone, infatti, sembrano cieche e sorde di fronte al bello, nemmeno in grado di riconoscerlo. Storditi come cani dagli ultrasuoni si trascinano dal chiasso delle strade al rumore assordante degli attrezzi da giardino, dalla televisione-spazzatura al cibo sintetico di McDonald. Sento i critici dire che in Europa, ed in particolare in Italia, abbiamo questo grande patrimonio artistico, che dovrebbe essere il nostro “oro nero”. Purtroppo, il crimine risiede proprio in quest’ultima considerazione. Pensare all’arte ed alla cultura come a qualcosa da immettere semplicemente nel grande mercato e da sfruttare, è già di per sé una dissacrazione delle medesime. L’opera dunque non ha più valore di per sé, ma in base al profitto che se ne può ricavare: il tempio si è trasformato in un bordello. Come Sodoma e Gomorra, è destinato alla tragica caduta.
Penso all’arte come ad un tempio perché le arti, tutte, sono lo scrigno che custodisce l’anima di un popolo e di un’epoca, i tesori in cui quest’anima meglio si è espressa e manifestata nei secoli dei secoli. Le opere degli artisti, da sempre, hanno dato forma all’immaginario collettivo, alla pulsione creativa del singolo e della comunità, ma soprattutto al sentimento più profondo che, di volta in volta, è diventato un’opera musicale, un dipinto, una scultura, una cattedrale, un poema, un romanzo.
Proprio in quanto prodotto del sentimento, ogni forma artistica ha una funzione compensatoria rispetto alla durezza della realtà. Ma nell’epoca positivista, la realtà ci viene presentata come qualcosa di necessariamente accattivante, ricca di promesse che sono quasi sempre illusioni. La scienza ci vende il miraggio di una vita lunga, dell’eterna giovinezza; la tecnologia pretende di risolvere tutte le problematiche quotidiane, soppiantando l’impegno e le fatiche dell’individuo. Ci dicono che non abbiamo bisogno di spiritualità, perché il paradiso può essere qui e ora, se facciamo tanti soldi o se diventiamo persone di successo. L’uomo comune può dimenticare i suoi affanni davanti ad una partita di calcio. La pornografia spaccia una versione storpiata del piacere, una dimensione grottesca dell’essere umano che invece di spingerlo all’evoluzione personale lo fa discendere nella profondità delle sue perversioni. La società neoliberista e globalizzata non vuole limiti né confini all’interno del grande mercato che è il mondo. Tutto può e deve essere venduto, persino gli esseri umani attraverso l’abominio dell’utero in affitto. Vuole convincerci che possiamo avere tutto, che ogni genere di pratica sessuale può essere vissuta senza vergogna e addirittura ostentata; peggio, che il genere sessuale medesimo non esiste ma è unicamente frutto di una scelta personale, che basta imparare l’inglese e si può fare a meno della propria terra e cultura, per seguire quello che non è più semplicemente il sogno americano - il quale, se non altro, conservava ancora quel briciolo di genuinità dell’esordio - ma l’ambizione di chi vuole annullare ogni differenza sia nei popoli che nei singoli, per ridurre l’essere umano ad una batteria in grado di alimentare un sistema famelico, capace di divorare ogni cosa per poi digerirla in un ammasso informe, di sfruttare le masse ignoranti per alimentare unicamente gli interessi di pochi oligarchi.
In quest’ottica, la distopia immaginata da molti autori agli inizi del novecento è già realtà. Tutto è mercificato, il corpo umano e i rapporti umani, non c’è posto per il sentimento ed i legami autentici, né tempo per un percorso interiore che porti ad una maggiore consapevolezza. Ora che il Sancta Sanctorum dell’Occidente è stato profanato, l’arte non è più qualcosa di vivo e vivificante, ma un feticcio da esibire in qualche museo, un’attrattiva per turisti e curiosi. I pilastri del Tempio, sui quali reggeva l’intera civiltà, sono crollati. L’arte è morta perché non vi è più il soffio vitale del sentimento ad animarla. Un modo di essere del tutto meccanicistico ha prosciugato la vera passione per la vita e per le sue bellezze, che si tratti di guardare un tramonto, lasciarsi sedurre da un vento primaverile, commuoversi nell’ascoltare una melodia, lasciarsi guidare da un sogno ad occhi aperti, avvertire quel senso di mistero e sacralità quando si entra nell’oscurità permeata d’incenso di una chiesa antica. L’arrivismo nevrotico si è sostituito alla più vera e legittima fame dell’anima.
Quando osserviamo le opere di periodi storici come il Medioevo, il Rinascimento o il Romanticismo, esse ci mostrano lo spirito che ha dato loro la vita e le ha nutrite fino a raggiungere l’eccellenza: un forte sentimento religioso, un rinnovato amore per la natura, o la celebrazione delle tempeste che si agitano nell’animo umano. Ma laddove questo spirito è morto nella comunità, le stesse opere d’arte divengono null’altro che fossili, residui storici che testimoniano l’esistenza di un passato che non è più, spente e mute, o bisbiglianti un linguaggio che siamo incapaci di comprendere.
Senza lo spirito, l’arte perde il suo valore originario.
Se vogliamo che l’arte e cultura dell’Europa tornino al loro antico splendore, dobbiamo riappropriarci dello spirito vitale che abbiamo perduto, e questo significa innanzitutto che non dobbiamo permettere che il fuoco dentro di noi e nella comunità di cui facciamo parte si spenga. Nonostante tutto lo scempio cui siamo costretti ad assistere, spesso impotenti, la fiamma deve continuare ad ardere. Anche se la società in cui viviamo predilige gli automi, i mediocri, e le persone che non sollevano troppi problemi, dobbiamo continuare ad innamorarci disperatamente di qualcosa, fare le cose con passione o non farle affatto, dissentire dal pensiero omologato.
Se conserviamo in noi stessi l’ardore, i sentimenti, il desiderio della bellezza e la giusta spiritualità, l’arte può tornare a rivivere. Il Tempio distrutto può essere ricostruito, pietra su pietra, e nuovamente consacrato. Sul suo altare giace il seme di un vero rinnovamento culturale. 

MR

 
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lunedì 29 agosto 2016

"Il Nilo a Pompei", visioni mediterranee al Museo Egizio

Domenica 28 Agosto, approfittando dell'iniziativa dei musei a favore dei terremotati, sono stata al Museo Egizio e ho avuto occasione di vedere la splendida mostra Il Nilo a Pompei, visioni d'Egitto nel mondo romano.
Le opere in mostra, tutti elementi di grande bellezza, trasudanti il fascino antico di quei tesori che non invecchiano mai e, in alcuni casi, un'energia ed un magnetismo che non possono fare a meno di catturare i sensi di chi le rimira, evidenziano il meraviglioso sincretismo tra la cultura egizia e quella greco-romana, che in luoghi come l'Italia, l'antico Egitto e l'isola di Delos diventano espressioni di quello che è stato uno dei periodi artistico-culturali più significativi per la Tradizione Mediterranea.
Si evince l'interesse del mondo classico nei confronti di quello egizio, che a tratti sfocia in una vera e propria fascinazione: ne sono un esempio i raffinati manufatti provenienti dalla casa di Ottavio Quarto, la scelta dell'imperatore Domiziano di farsi ritrarre con costumi tipicamente egizi, alla stregua di un vero faraone, e l'ibridazione di divinità greche e latine, come Afrodite o Fortuna, con la dea egizia Iside. A tal proposito ho avuto modo di ammirare delle bellissime statuette, che inglobano attributi delle diverse divinità, dando vita a dee mediterranee della prosperità come Iside Fortuna o l'Afrodite isiaca. Il sincretismo religioso ha fatto sì, infatti, che alcune tra le più importanti divinità del pantheon egizio venissero identificate con gli dèi olimpici. Iside viene così associata ad Afrodite, Osiride a Dioniso, Thot a Hermes. Il culto di Iside si diffonde ampliamente in tutto il mondo mediterraneo, con isei(santuari dedicati alla dea) a Delos, Pompei, Benevento e in Piemonte. Molto appropriata è stata, all'interno della mostra, la scelta di inserire un'effige della Madonna con Bambino accanto a quella di Iside col piccolo Horus, evidenziando in tal modo il vero retaggio dei culti mariani, che sono stati influenzati da religioni molto più antiche, e da queste ultime hanno ereditato i principali archetipi.
Effigi di divinità a testa di canide che reggono il caduceo testimoniano un'ulteriore fusione tra i culti egizi e quelli romani, in questo caso tra le rispettive figure di Anubi e Mercurio. Emerge inoltre l'importanza attribuita dalla cultura egizia agli animali: statue di Horus con testa di falco, di Thot con sembianze di babbuino o con testa di ibis, scarabei utilizzati come portafortuna, affreschi con serpenti, considerati simboli di fecondità, sculture di tori apis, sacri presso gli Egizi, testimoniano il ruolo centrale del simbolismo animale ed il retaggio animista della religione dell'antico Egitto.
Il culto funebre è un altro elemento di grande rilievo, come si può dedurre dalla bellezza dei sarcofagi e degli addobbi delle tombe. Molto emozionante è stato poter vedere dal vivo il papiro tratto dal celebre Libro dei Morti, un testo antichissimo che contiene immagini e riferimenti esoterici sull'anima e sull'aldilà.
Il Museo Egizio di Torino, con le sue sale suggestive e i tesori che ospita, riesce a coinvolgere emotivamente il visitatore, guidandolo in un viaggio nel tempo, alla scoperta dei simboli di potere e delle opere d'arte di un mondo antico che ha lasciato nelle terre del Mediterraneo un'eredità di inestimabile valore.

MR


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