lunedì 3 ottobre 2016

L'importanza dell'Animale interiore: riconoscerlo e ascoltarlo


La società moderna mi appare come un organismo tecnicamente funzionante ma essenzialmente sterile, o incapace di valorizzare realmente l’animale-uomo per la sua essenza e non per la sua apparenza, sebbene l’essere umano sia il fondamento stesso di qualunque sistema sociale. La civiltà tecnologica, in cambio dei suoi comfort e della sua rigorosa organizzazione, ha imposto un prezzo molto alto per l’uomo: il sacrificio della sua animalità.
Cosa si intende per “animalità”? Il concetto può essere frainteso, se si pensa che ogni volta che si impiegano termini di paragone tra l’umano e l’animale, lo si fa in una accezione negativa. Si dice ad esempio “sei un animale” per dire che sei una persona violenta o senza morale; “sono delle bestie” riferito ad un popolo che vive in uno stato essenzialmente selvaggio, all’insegna della crudeltà.
Eppure, se osserviamo da vicino il mondo degli animali, realizziamo che esso non è basato unicamente sulla legge del più forte, sebbene questa sia il fondamento dell’equilibrio in natura. Osservando un branco di mammiferi possiamo notare un’eccellente organizzazione, un grande rispetto della gerarchia, una vita che lascia ampio spazio al gioco ed alla condivisione. Studiando gli uccelli ci accorgiamo presto di quanta cura abbiano dei propri piccoli; pesci come il salmone ci insegnano quanta potenza vi è in una simile creatura nel mantenere attivo il ciclo della vita. L’esplorazione della natura ci guida alla scoperta di un tesoro preziosissimo. Fare esperienza diretta del mondo naturale agevola la guarigione dell’anima e consente una crescita interiore ed uno sviluppo dell’empatia.
Gli animali riescono a vivere in totale coerenza con se stessi, senza mascherarsi, senza fingere né desiderare di essere ciò che non sono, senza menzogne e con un amore sconfinato per la vita. Questo potenziale, naturalmente, si trova anche nell’essere umano, ma viene castrato sistematicamente dall’ambiente in cui si forma il cucciolo d’uomo. Qualche esempio di questa castrazione è visibile nei metodi educativi: alle ragazze viene insegnato ad “essere carine”, ai ragazzi a non piangere. Avete mai visto una leonessa che si preoccupa di essere carina, magari davanti ad una preda, o peggio ancora ad un bracconiere? Riuscireste ad immaginare un grosso alce che, con la zampa attanagliata dalla trappola di un cacciatore, non si lamenta e piange in modo straziante per il dolore?
La società reprime la parte animale degli esseri umani per ragioni del tutto utilitaristiche: serve che le persone si comportino in un certo modo, dunque non è dato loro di vivere liberamente la propria animalità. Se questo può apparire funzionale per la struttura sociale in cui ci ritroviamo a vivere, di certo non lo è per la nostra anima, né per il raggiungimento di un benessere più profondo che non ha a che fare con l’essere persone ricche o di successo. Ne sono un esempio le numerose malattie della psiche che affliggono l’uomo moderno. Più precisamente, le patologie psichiche così diffuse nell’Occidente industrializzato non sono altro che un campanello d’allarme, un segnale che indica che abbiamo bisogno di recuperare la nostra essenza, di riappropriarci della nostra natura più profonda, di armonizzare il nostro lato istintivo-animale con quello intellettuale-sociale. Vivere la propria animalità non significa abbandonarsi a comportamenti dissoluti, violenti o moralmente riprovevoli. Significa piuttosto trovare un equilibrio tra gli opposti dentro di noi, tra la pulsione e la ragione, tra il potenziale inconscio e quello dell’io cosciente.
La religione dell’antico Egitto offre due magnifiche divinità archetipiche che rappresentano questo dualismo: Sekhmet e Bastet, la Dea-Leonessa e la Dea-Gatto. La prima rappresenta il femminino selvaggio, la forza bruta, l’aggressività ferale. La seconda, invece, è una dea amorevole, protettiva; è il felino addomesticato. Potremmo identificare Sekhmet con il nostro Io-Animale, Bastet con l’Io-razionale, addomesticato dalla società. Perché vi sia equilibrio, entrambe le divinità devono coesistere. Ma non va dimenticato che Sekhmet rappresenta il più importante dei due aspetti, in quanto essa è la prima dea, il femminino originale ma anche il potere devastante del principio solare. In principio era solo Sekhmet. Bastet è un aspetto successivo; nasce dall’addomesticamento del felino selvatico. Bastet è una dea di cui gli uomini hanno bisogno, Sekhmet semplicemente è, a prescindere dai bisogni umani.
Nella tradizione dei Nativi Americani, vi sono animali e spiriti guida; ogni animale possiede una determinata medicina, ossia un potere che, una volta attivato, ha la facoltà di guarire e portare ad un livello superiore di coscienza. Anche attivare il potere dell’animale in noi apre la strada alla guarigione ed alla crescita personale e ci mette sul sentiero di vita che realmente ci appartiene.
Inizialmente non è facile riconoscere il nostro animale interiore. Ci hanno abituato sin da piccoli a reprimerlo, ad ignorare i suoi guaiti, persino a soffocare il suo ringhio feroce. Questo ci ha resi interiormente ciechi, sordi e confusi, vittime e al contempo carnefici del mondo. Ha impoverito il nostro spirito. Ma l’ombra della bestia segue incessantemente la metà alla quale desidera riunificarsi: essa cammina a quattro zampe, e la sua coda spunta prepotentemente tra i vezzi raziocinanti e gli orpelli sotto i quali la società vorrebbe nasconderla. Nelle tenebre dell’ignoranza e dell’inconsapevolezza, gli occhi di questa fiera brillano selvaggi, pregni ancora dell’antico potere, custodi di un sapere che abbiamo sepolto insieme con le vestigia di ciò che siamo stati.
Un modo per riconnetterci al nostro animale interiore è lavorare spiritualmente con gli animali, attraverso la meditazione per esempio. Vi sono molti testi che illustrano in modo più o meno esaustivo il lavoro con gli animali di potere.
Anche avere animali in casa o stare a contatto con la natura e gli animali, attraverso attività quali, ad esempio, l’equitazione di campagna, agevola il processo di identificazione del proprio lato animale: il bisogno moderno di tenere animali domestici è, in molti casi, la necessità inespressa dell’uomo di riconnettersi alla propria natura selvaggia; questa teoria era già stata avanzata da C.G. Jung.
Ma soprattutto, il lavoro costante indispensabile al risveglio dell’animale interiore, è quello di restare in ascolto di sé, delle proprie sensazioni istintive, di quelle paure apparentemente irrazionali, dei propri desideri più profondi.
Quello che in psichiatria viene etichettato come attacco di panico può essere del materiale molto prezioso da analizzare. Spesso il nostro sentire atavico ci dice molto su cosa è benefico per noi o meno. Può capitare di provare disagio, paura o repulsione di fronte a qualcosa o qualcuno: è quella sensazione istintiva che prova l’animale di fronte al potenziale pericolo. Aggredire o fuggire senza cercare troppe spiegazioni permette all’animale di restare in vita: anche nel caso in cui vi è solo un 70% delle possibilità che si tratti di una reale minaccia, infatti, la bestia non esita; è risoluta. Scappa oppure attacca. Se si soffermasse a pensare se è davvero il caso di fuggire o aggredire, questa esitazione potrebbe costarle la vita.
Noi, al contrario, ci ritroviamo spesso a liquidare queste sensazioni, apportando una miriade di giustificazioni raziocinanti, magari colpevolizzando noi stessi per esserci istintivamente sentiti in un certo modo, ecc. Questo, il più delle volte, si rivela nocivo. Spesso cadiamo nella trappola di persone o situazioni negative. Una delle cause più frequenti degli abusi è rappresentata dal fatto che la vittima non riconosce subito il proprio carnefice. A volte siamo noi a gettarci tra le braccia di persone approfittatrici e senza scrupoli, o a tuffarci in situazioni di vita che ci portano irrimediabilmente ad essere infelici. In tutti questi casi mettiamo a tacere il nostro istinto, forniamo delle motivazioni razionali al nostro agire, fingiamo di non aver percepito nulla di malvagio.
Riconnetterci col nostro animale interiore significa, al contrario, imparare ad ascoltare il nostro istinto, a fidarci di esso, ad agire sulla base di questa fiducia. Può non essere facile, ma poco per volta, lavorando su noi stessi, vedremo le nostre percezioni affinarsi sempre di più, ci sorprenderemo di come certe sensazioni “a pelle” si rivelino veritiere e ci proteggano da eventi o incontri spiacevoli.
A questo punto il nostro animale interiore può manifestarsi a noi attraverso i sogni, assumendo l’aspetto di un animale al quale ci sentiamo particolarmente legati, magari. Ascoltarlo e conoscerlo ci aiuterà ad attivare il suo potere, integrando in noi l’ombra della bestia.
Quando ciò avverrà, le qualità di questo animale e i suoi poteri saranno pienamente attivi in noi e nella nostra vita: la capacità di fiutare il pericolo, ad esempio, l’energia vitale, il dono del carpire le cose nascoste, la forza di volontà nel perseguire gli obiettivi che possono portarci una più duratura felicità, la determinazione nel percorrere unicamente il proprio sentiero, anche nelle condizioni più avverse. Seppur in gabbia, infatti, un lupo sarà sempre un lupo; un falco ferito resterà un falco, e così via.
Può darsi che avremo maggiore risolutezza nell’affrontare ciò che ci minaccia, o nel respingere qualcosa che non sarebbe utile al nostro benessere e alla nostra crescita personale. L’animale, infatti, per sua natura, tende sempre alla sopravvivenza, persegue il proprio bene. Nessun animale si punisce per qualcosa di sbagliato che ha fatto, né si sente umiliato se ha fallito, tantomeno smette di cacciare le sue prede perché una gli è sfuggita. L’animale identifica nella sofferenza, nella prigionia e nella morte il suo nemico atavico; dunque lo combatte o lo rifugge.
Allo stesso modo noi dobbiamo imparare a riconoscere e combattere il nostro antico nemico, ovvero tutto ciò che ci può imprigionare in uno stato esistenziale inferiore, che può fare ammalare la nostra anima, che mira ad annientare il nostro spirito.
A volte, o meglio quasi sempre, il peggior nemico è in noi stessi. Anche in questo caso, l’animale interiore è l’alleato ed il potere migliore di cui disponiamo per distruggere i nostri spettri ed accedere ad un nuovo livello di esistenza, senz’altro più ricco di gioia e di significato. 

MR

"Sogno di una notte di luna crescente", illustrazione di Milena Rao

"Sole e Stelle: il dono del Falco"

"La Forza", illustrazione di Milena Rao.



Licenza Creative Commons
L'importanza dell'Animale interiore: riconoscerlo e ascoltarlo diLicenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale." property="cc:attributionName" rel="cc:attributionURL">Milena Rao è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Based on a work at Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale." rel="dct:source">Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale..
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso www.milenarao.blogspot.it.