La società moderna mi appare come un organismo tecnicamente funzionante ma essenzialmente sterile, o incapace di valorizzare realmente l’animale-uomo per la sua essenza e non per la sua apparenza, sebbene l’essere umano sia il fondamento stesso di qualunque sistema sociale. La civiltà tecnologica, in cambio dei suoi comfort e della sua rigorosa organizzazione, ha imposto un prezzo molto alto per l’uomo: il sacrificio della sua animalità.
Cosa si intende
per “animalità”? Il concetto può essere frainteso, se si pensa che ogni volta
che si impiegano termini di paragone tra l’umano e l’animale, lo si fa in una
accezione negativa. Si dice ad esempio “sei un animale” per dire che sei una
persona violenta o senza morale; “sono delle bestie” riferito ad un popolo che
vive in uno stato essenzialmente selvaggio, all’insegna della crudeltà.
Eppure, se
osserviamo da vicino il mondo degli animali, realizziamo che esso non è basato
unicamente sulla legge del più forte, sebbene questa sia il fondamento
dell’equilibrio in natura. Osservando un branco di mammiferi possiamo notare
un’eccellente organizzazione, un grande rispetto della gerarchia, una vita che
lascia ampio spazio al gioco ed alla condivisione. Studiando gli uccelli ci
accorgiamo presto di quanta cura abbiano dei propri piccoli; pesci come il
salmone ci insegnano quanta potenza vi è in una simile creatura nel mantenere
attivo il ciclo della vita. L’esplorazione della natura ci guida alla scoperta
di un tesoro preziosissimo. Fare esperienza diretta del mondo naturale agevola
la guarigione dell’anima e consente una crescita interiore ed uno sviluppo
dell’empatia.
Gli animali
riescono a vivere in totale coerenza con se stessi, senza mascherarsi, senza
fingere né desiderare di essere ciò che non sono, senza menzogne e con un amore
sconfinato per la vita. Questo potenziale, naturalmente, si trova anche
nell’essere umano, ma viene castrato sistematicamente dall’ambiente in cui si
forma il cucciolo d’uomo. Qualche esempio di questa castrazione è visibile nei
metodi educativi: alle ragazze viene insegnato ad “essere carine”, ai ragazzi a
non piangere. Avete mai visto una leonessa che si preoccupa di essere carina,
magari davanti ad una preda, o peggio ancora ad un bracconiere? Riuscireste ad immaginare
un grosso alce che, con la zampa attanagliata dalla trappola di un cacciatore,
non si lamenta e piange in modo straziante per il dolore?
La società
reprime la parte animale degli esseri umani per ragioni del tutto
utilitaristiche: serve che le persone si comportino in un certo modo, dunque
non è dato loro di vivere liberamente la propria animalità. Se questo può
apparire funzionale per la struttura sociale in cui ci ritroviamo a vivere, di
certo non lo è per la nostra anima, né per il raggiungimento di un benessere
più profondo che non ha a che fare con l’essere persone ricche o di successo. Ne
sono un esempio le numerose malattie della psiche che affliggono l’uomo
moderno. Più precisamente, le patologie psichiche così diffuse nell’Occidente
industrializzato non sono altro che un campanello d’allarme, un segnale che
indica che abbiamo bisogno di recuperare la nostra essenza, di riappropriarci
della nostra natura più profonda, di armonizzare il nostro lato
istintivo-animale con quello intellettuale-sociale. Vivere la propria animalità
non significa abbandonarsi a comportamenti dissoluti, violenti o moralmente
riprovevoli. Significa piuttosto trovare un equilibrio tra gli opposti dentro
di noi, tra la pulsione e la ragione, tra il potenziale inconscio e quello
dell’io cosciente.
La religione
dell’antico Egitto offre due magnifiche divinità archetipiche che rappresentano
questo dualismo: Sekhmet e Bastet, la Dea-Leonessa e la Dea-Gatto. La prima
rappresenta il femminino selvaggio, la forza bruta, l’aggressività ferale. La
seconda, invece, è una dea amorevole, protettiva; è il felino addomesticato.
Potremmo identificare Sekhmet con il nostro Io-Animale, Bastet con
l’Io-razionale, addomesticato dalla società. Perché vi sia equilibrio, entrambe
le divinità devono coesistere. Ma non va dimenticato che Sekhmet rappresenta il
più importante dei due aspetti, in quanto essa è la prima dea, il femminino
originale ma anche il potere devastante del principio solare. In principio era
solo Sekhmet. Bastet è un aspetto successivo; nasce dall’addomesticamento del
felino selvatico. Bastet è una dea di cui gli uomini hanno bisogno, Sekhmet
semplicemente è, a prescindere dai
bisogni umani.
Nella tradizione
dei Nativi Americani, vi sono animali e spiriti guida; ogni animale possiede
una determinata medicina, ossia un
potere che, una volta attivato, ha la facoltà di guarire e portare ad un
livello superiore di coscienza. Anche attivare il potere dell’animale in noi apre
la strada alla guarigione ed alla crescita personale e ci mette sul sentiero di
vita che realmente ci appartiene.
Inizialmente non
è facile riconoscere il nostro animale interiore. Ci hanno abituato sin da
piccoli a reprimerlo, ad ignorare i suoi guaiti, persino a soffocare il suo
ringhio feroce. Questo ci ha resi interiormente ciechi, sordi e confusi,
vittime e al contempo carnefici del mondo. Ha impoverito il nostro spirito. Ma
l’ombra della bestia segue incessantemente la metà alla quale desidera
riunificarsi: essa cammina a quattro zampe, e la sua coda spunta
prepotentemente tra i vezzi raziocinanti e gli orpelli sotto i quali la società
vorrebbe nasconderla. Nelle tenebre dell’ignoranza e dell’inconsapevolezza, gli
occhi di questa fiera brillano selvaggi, pregni ancora dell’antico potere,
custodi di un sapere che abbiamo sepolto insieme con le vestigia di ciò che
siamo stati.
Un modo per
riconnetterci al nostro animale interiore è lavorare spiritualmente con gli
animali, attraverso la meditazione per esempio. Vi sono molti testi che
illustrano in modo più o meno esaustivo il lavoro con gli animali di potere.
Anche avere
animali in casa o stare a contatto con la natura e gli animali, attraverso
attività quali, ad esempio, l’equitazione di campagna, agevola il processo di
identificazione del proprio lato animale: il bisogno moderno di tenere animali
domestici è, in molti casi, la necessità inespressa dell’uomo di riconnettersi
alla propria natura selvaggia; questa teoria era già stata avanzata da C.G.
Jung.
Ma soprattutto,
il lavoro costante indispensabile al risveglio dell’animale interiore, è quello
di restare in ascolto di sé, delle proprie sensazioni istintive, di quelle
paure apparentemente irrazionali, dei propri desideri più profondi.
Quello che in
psichiatria viene etichettato come attacco di panico può essere del materiale
molto prezioso da analizzare. Spesso il nostro sentire atavico ci dice molto su
cosa è benefico per noi o meno. Può capitare di provare disagio, paura o
repulsione di fronte a qualcosa o qualcuno: è quella sensazione istintiva che
prova l’animale di fronte al potenziale pericolo. Aggredire o fuggire senza
cercare troppe spiegazioni permette all’animale di restare in vita: anche nel
caso in cui vi è solo un 70% delle possibilità che si tratti di una reale
minaccia, infatti, la bestia non esita; è risoluta. Scappa oppure attacca. Se
si soffermasse a pensare se è davvero il caso di fuggire o aggredire, questa
esitazione potrebbe costarle la vita.
Noi, al contrario,
ci ritroviamo spesso a liquidare queste sensazioni, apportando una miriade di
giustificazioni raziocinanti, magari colpevolizzando noi stessi per esserci
istintivamente sentiti in un certo modo, ecc. Questo, il più delle volte, si
rivela nocivo. Spesso cadiamo nella trappola di persone o situazioni negative.
Una delle cause più frequenti degli abusi è rappresentata dal fatto che la
vittima non riconosce subito il proprio carnefice. A volte siamo noi a gettarci
tra le braccia di persone approfittatrici e senza scrupoli, o a tuffarci in
situazioni di vita che ci portano irrimediabilmente ad essere infelici. In
tutti questi casi mettiamo a tacere il nostro istinto, forniamo delle
motivazioni razionali al nostro agire, fingiamo di non aver percepito nulla di
malvagio.
Riconnetterci
col nostro animale interiore significa, al contrario, imparare ad ascoltare il
nostro istinto, a fidarci di esso, ad agire sulla base di questa fiducia. Può
non essere facile, ma poco per volta, lavorando su noi stessi, vedremo le
nostre percezioni affinarsi sempre di più, ci sorprenderemo di come certe
sensazioni “a pelle” si rivelino veritiere e ci proteggano da eventi o incontri
spiacevoli.
A questo punto
il nostro animale interiore può manifestarsi a noi attraverso i sogni,
assumendo l’aspetto di un animale al quale ci sentiamo particolarmente legati,
magari. Ascoltarlo e conoscerlo ci aiuterà ad attivare il suo potere,
integrando in noi l’ombra della bestia.
Quando ciò
avverrà, le qualità di questo animale e i suoi poteri saranno pienamente attivi
in noi e nella nostra vita: la capacità di fiutare il pericolo, ad esempio,
l’energia vitale, il dono del carpire le cose nascoste, la forza di volontà nel
perseguire gli obiettivi che possono portarci una più duratura felicità, la
determinazione nel percorrere unicamente il proprio sentiero, anche nelle
condizioni più avverse. Seppur in gabbia, infatti, un lupo sarà sempre un lupo;
un falco ferito resterà un falco, e così via.
Può darsi che
avremo maggiore risolutezza nell’affrontare ciò che ci minaccia, o nel
respingere qualcosa che non sarebbe utile al nostro benessere e alla nostra
crescita personale. L’animale, infatti, per sua natura, tende sempre alla
sopravvivenza, persegue il proprio bene. Nessun animale si punisce per qualcosa
di sbagliato che ha fatto, né si sente umiliato se ha fallito, tantomeno smette
di cacciare le sue prede perché una gli è sfuggita. L’animale identifica nella
sofferenza, nella prigionia e nella morte il suo nemico atavico; dunque lo
combatte o lo rifugge.
Allo stesso modo
noi dobbiamo imparare a riconoscere e combattere il nostro antico nemico,
ovvero tutto ciò che ci può imprigionare in uno stato esistenziale inferiore,
che può fare ammalare la nostra anima, che mira ad annientare il nostro
spirito.
A volte, o
meglio quasi sempre, il peggior nemico è in noi stessi. Anche in questo caso,
l’animale interiore è l’alleato ed il potere migliore di cui disponiamo per
distruggere i nostri spettri ed accedere ad un nuovo livello di esistenza,
senz’altro più ricco di gioia e di significato.
MR
"Sogno di una notte di luna crescente", illustrazione di Milena Rao |
"Sole e Stelle: il dono del Falco" |
"La Forza", illustrazione di Milena Rao. |
L'importanza dell'Animale interiore: riconoscerlo e ascoltarlo di
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale." property="cc:attributionName" rel="cc:attributionURL">Milena Rao è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Based on a work at
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale." rel="dct:source">
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale..
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso www.milenarao.blogspot.it.