lunedì 9 gennaio 2023

Avatar - la Via dell'Acqua

Sono trascorsi già tredici anni dall'uscita del capolavoro di James Cameron (già celebre per i colossi cinematografici Terminator e Titanic) Avatar (2009), e non è possibile, a mio avviso, scrivere del film appena uscito senza tenere presente una linea di continuità con il primo film; infatti con le dovute differenze, i temi centrali e più importanti restano i medesimi: una visione del mondo che si oppone all'antropocentrismo, al colonialismo spietato ed allo sfruttamento aggressivo di esseri umani, risorse naturali e animali, un richiamo non solo al passato nativo-americano, ma anche alle civiltà autoctone che hanno abitato altri continenti, come ad esempio l'Europa durante il Neolitico, prima delle invasioni di matrice indoeuropea, quando, dal Mediterraneo al Baltico, i popoli adoravano la Grande Dea, la Stessa Grande Madre venerata su Pandora, e la loro spiritualità era caratterizzata da un forte sentimento panteista e da una tradizione animista e sciamanica. Panteismo, animismo e sciamanesimo sono le stesse caratteristiche della religione dei Na'vi, gli agili e possenti nativi del pianeta Pandora, insieme ad una visione e ad un modo di vivere che considera tutti gli esseri in profonda connessione gli uni con gli altri, come suggerisce il loro modo unico di legarsi agli animali che cavalcano. Vi è inoltre una profonda connessione con Eywa, la divinità panica di forma arborea dalla quale la vita discende e cui tutti fanno ritorno dopo la morte. Eywa, meravigliosa e suggestiva, è simbolicamente, per dirla con termini junghiani, una sorta di Anima Mundi, onnipresente in ogni creatura, capace di trasformare la vita. 

In Avatar - la Via dell'Acqua si ritrova una versione marina di Eywa, un Albero delle Anime che dimora nel fondale marino, ambientazione che il regista ha saputo rendere magica, affascinante e capace di condurre lo spettatore in quel mondo splendido e pullulante di luminescenze e bagliori fluorescenti, non meno dell'ambientazione nella foresta pluviale, che per prima ci ha incantati con forme, colori e luminosità mai create prima nei paesaggi cinematografici.
La lotta contro il male alieno che viene dal cielo, in questo caso alcuni esseri umani senza scrupoli, continua ad essere la sostanza della trama anche in questo secondo capolavoro di fantascienza e avventura, in  cui oltre ai protagonisti principali, la bellissima coppia Jack Sully - Neytiri (interpretati rispettivamente da Sam Worthington e Zoe Saldana), danzano in un caleidoscopio di sfumature azzurre, ora paradisiaco ed emozionante, ora cruento ed angosciante, molti altri personaggi accattivanti, come ad esempio Ronal, interpretata da Kate Winslet (che torna in un kolossal di Cameron molti anni dopo il successo strepitoso di Titanic, 1997; degna di nota è inoltre la "citazione" di James Cameron a questo film durante la scena della nave che affonda), Lo'ak, il figlio più ribelle di Sully e Naytiri, e Kiri, concepita misteriosamente dall'avatar della Dottoressa Grace, una ragazza con un dono speciale che si rivelerà pienamente verso la fine del film tramite dei poteri magico-sciamanici connessi al suo legame profondo con la forma acquatica di Eywa.
Se il primo film, da un punto di vista sentimentale ed emotivo, offre molto spazio all'amore romantico, alla coppia di "diversi" che si completano armoniosamente, all'affetto tra Jack Sully e Naytiri che supera conflitti e pregiudizi, il secondo film si concentra maggiormente sulla famiglia. La Via dell'Acqua ci racconta una famiglia numerosa, ma dove ognuno pur legato profondamente all'altro rimane se stesso, unico e speciale; una meravigliosa famiglia unita dai valori più importanti, il coraggio di difenderli e lottare per essi, la solidarietà, la complicità, l'amore nonostante gli inevitabili conflitti ed incomprensioni, un amore che neppure la morte può spezzare, quell'amore che connette tutti gli esseri di Pandora alla loro speciale Anima Mundi. E' l'energia frizzante dei giovani, ma anche il legame profondo del capo famiglia con la sua gente e quella che è ormai diventata la sua terra, a rendere così coinvolgente la storia di questa famiglia che, esule dalla foresta, si legherà indissolubilmente al mare. E' la via dell'acqua, la via dell'emozione, dei sentimenti, ma anche del cambiamento. Una narrazione dagli scenari mozzafiato e la magia di una colonna sonora che avevamo in parte assaporato nel primo film.
"Un padre protegge", ripete Jack Sully al principio ed alla fine di questo secondo film, una frase potente quanto "Io ti vedo", ed è proprio nella forza di volontà e volontà di proteggere che vengono espressi i valori più nobili di un protagonista che è insieme sposo, padre e guerriero, come gli antichi eroi delle civiltà dimenticate, le cui memorie rivivono nei protagonisti di Avatar e Avatar - la Via dell'Acqua
Un padre protegge, e una Grande Madre accoglie, come fa Eywa, arborea o marina, quest'Anima Mundi di Pandora dalla quale la vita ha origine ed alla quale la vita deve tornare: ma in essa, cade ogni velo tra vita e morte; ivi si ritrovano gli antenati, ma anche i bambini caduti in battaglia.

Milena Rao
 

  

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locandina del film