venerdì 23 aprile 2021

Schiavi o uomini liberi: se la civiltà occidentale può essere brutalizzata impunemente

 Oggi ho deciso di scrivere qualcosa alla luce delle mie ultime riflessioni di questi mesi, riflessioni che hanno come tema centrale la civiltà. Da siciliana, da donna profondamente mediterranea, per me il concetto di civiltà non è mai stato qualcosa di astratto, ma al contrario, una prospettiva concreta, tangibile, di importanza tale che nulla può esservi anteposto.
Ma che cos'è una civiltà? Cosa la contraddistingue, e cosa, invece, la nega? Quale significato attribuiamo oggi a questa parola? Innanzitutto: se esistono civiltà diverse, che cosa caratterizza essenzialmente la nostra, quella mediterranea e, in un'ottica più ampia, quella occidentale, che ieri riguardava essenzialmente l'Europa mentre oggi coinvolge anche gli imperi d'oltreoceano.

L'eclissi della coscienza collettiva, per usare un concetto junghiano, cui abbiamo assistito durante i feroci totalitarismi del '900, cui stiamo assistendo da oltre un anno in uno scenario di isteria collettiva, negazione dei diritti umani e delle libertà individuali e pericolose derive autoritarie da parte dei governi e delle istituzioni, facilmente ci può indurre a credere che la civiltà non sia altro che una sottile, fragile superficie di ghiaccio che sin troppo rapidamente va in frantumi sotto i colpi della paura, delle violenze, della decadenza dei costumi, sotto la quale regna un enorme abisso di nere acque e mostri tentacolati, un autentico Kaos che si contrappone a Kosmos, l'Ordine, pronto a scatenarsi con le sue onde divoratrici, i suoi predatori, la sua oscurità dilaniante, non appena viene liberato da quell'esile strato superficiale che lo nasconde sotto una parvenza di assopita staticità.
Impossibile biasimare chi, osservando la brutalizzazione della civiltà, smette di credere nella medesima, o più semplicemente la identifica con l'allegoria che ho descritto sopra.
In tempi recenti abbiamo assistito agli squarci che pericolosamente sono stati creati in quello che io chiamo "il velo" della civiltà. Un esempio è accaduto nel 2011, durante la guerra in Libia e la cattura e uccisione del colonnello Muammar Gheddafi. Il suo cadavere martoriato, il suo stesso linciaggio, sono stati presentati ai paesi occidentali come una vittoria della democrazia sulla dittatura. In molti, a quel tempo, hanno accolto con ingenuo entusiasmo la notizia. Questo è potuto accadere perché i principali mezzi di comunicazione ed informazione hanno per mesi dipinto con toni esasperati (e non di rado menzogneri) la situazione della Libia e la figura stessa del colonnello Gheddafi. Nell'immaginario collettivo egli è divenuto "il cattivo", il tiranno, il mostro da sconfiggere per riportare la pace e ristabilire l'ordine (purtroppo oggi sappiamo che a fine guerra, in Libia, è accaduto tutto l'opposto). Così quando alle masse è stato presentato l'atto brutale - prima il bombardamento della Libia, poi la feroce uccisione del suo leader - non si è levato quello sdegno collettivo che dovrebbe contraddistinguere il mondo civilizzato e nella fattispecie il mondo occidentale civilizzato.
Più recentemente, è accaduto l'opposto con il caso statunitense di George Floyd. Benché quest'ultimo fosse un pregiudicato, e verosimilmente la questione razziale sdoganata dal movimento BLM anche in maniera violenta e non di rado con atti vandalici ed azioni criminali, nulla avesse a che fare con quanto successo, abbiamo assistito alla mobilitazione di ingenti masse di persone e di alcune parti politiche indignate per la morte di Floyd, che hanno empatizzato con lui e non ultimo espresso la loro solidarietà con gesti esagerati ed alquanto discutibili. E questo è accaduto perché al contrario di Gheddafi, cui sono stati attribuiti i peggiori crimini veri o presunti, Floyd è stato presentato dagli stessi canali di informazione unicamente come una vittima. Nello scenario dipinto dai mass media e dal loro mainstream, possibilmente forgiato da quello che oggi chiamano "Deep State", il problema del suprematismo bianco sembra riguardare solo i Neri che vivono negli USA, ma, sempre secondo questo schema di pensiero (unico), non ha attinenza conle vittime della guerra in Libia, una guerra presumibilmente innescata dall'Occidente - bianco ed imperialista - per motivi di egemonia economica e geopolitica.
Ho citato questi esempi solo per mostrare quanto le masse siano facilmente manipolabili; oggi, grazie alle più potenti tecnologie che consentono la diffusione di notizie h24 in ogni parte del mondo e di una determinata narrazione delle medesime, vera o fallace che sia, ancor più di ieri, ai tempi della propaganda nazi-fascista o comunista. 

Una presa di coscienza di questa potente manipolazione e strumentalizzazione dei contenuti dovrebbe immediatamente riportarci alle problematiche attuali: perché una volta ancora il velo che separa la civiltà dalla barbarie è stato fatto a brandelli, e le masse stanno sostenendo tutto ciò, in maniera attiva oppure con un tacito consenso. Nell'ultimo anno, guardando solo al nostro paese, abbiamo assistito a fenomeni raccapriccianti, lesivi della dignità umana, irrispettosi della civiltà; ma la cosa che più mi spaventa è l'indifferenza con cui la collettività vi ha assistito. Il TSO praticato senza alcuna valida ragione su un ragazzo inerme, le vessazioni contro chiunque praticasse un sano dissenso contro i provvedimenti adottati per il contenimento dell'epidemia di covid19, gli atti di violenza verbale o fisica su chi non osservasse le nuove regole alla lettera, i decreti liberticidi del governo in sfregio alla democrazia ed alla nostra stessa Costituzione, la stessa che - per coloro che si ostinassero ad ignorarla - sancisce l'insieme dei nostri diritti e doveri, a tutela della libertà e della vita di ognuno di noi. Non solo; si profila in questo cupo orizzonte una ulteriore violazione dei diritti umani, quella stabilita dalle leggi di Norimberga.
Cito volutamente Norimberga o meglio, il processo di Norimberga, perché esso si configura come uno dei più importanti eventi storici che concernono il mondo occidentale. Non solo, infatti, a Norimberga furono processati e puniti in modo esemplare coloro che avevano brutalizzato la civiltà, ma dal processo scaturì un codice che tutti i paesi democratici sono tenuti a rispettare. Fu un grande passo per la salvaguardia dei diritti umani, della pace tra i popoli e della civiltà occidentale. Quella civiltà che oggi, in barba a tutti i processi, la follia dei governi e delle masse soggiogate con la paura ed il terrorismo psicologico, rischia di essere irrimediabilmente distrutta.
Questo mi riporta alla domanda iniziale, ovvero che cosa è la civiltà.
Potrei concordare che essa è null'altro che un velo, una labile illusione pronta ad infrangersi non appena si scontra con la violenza della realtà. Realtà che è fatta di masse di persone manipolate attraverso emozioni ataviche come la paura di ammalarsi o morire. Ma non è ciò che credo. La mia formazione psico-antropologica e i miei studi indipendenti di mitologia comparata certamente influenzano il mio pensiero, che alcuni troveranno forse, scioccamente idealista. Eppure sono fermamente convinta che la civiltà sia molto di più.
Lungi dall'essere qualcosa di sottile, di meramente superficiale, la nostra civiltà è un albero possente che affonda le radici nel tempo millenario, negli archetipi e nei Numi che lo hanno dominato, nelle leggi, nelle rivoluzioni, nelle avanguardie storiche; negli ideali per i quali i nostri avi si sono strenuamente battuti, giungendo in molti casi a sacrificare la propria vita. Vita che alla luce di ciò, ha valore non come mera sopravvivenza biologica, ma come insieme di azioni e valori che la contraddistinguono, dunque come vita attiva, dedizione, passione, coraggio, onore, creazione del bello, tutela della dignità e della libertà contro ogni forma di tirannia.
Ad oggi, penso che l'umanità sia sempre stata divisa tra i molti, gli schiavi, e i pochi uomini liberi. Gli schiavi sono coloro che si inginocchiano sempre ed incondizionatamente dinnanzi al potere, finanche laddove esso è corrotto e criminale. Nella loro adesione al pensiero dominante essi vedono il riscatto della propria nullità morale ed intellettuale; abbracciando "i forti", da deboli si sentono forti anch'essi, e traggono un senso di superiorità e di protezione da questo atto di genuflessione e sottomissione. Gli schiavi si lasciano manipolare. Permettono al potere di speculare sulle loro paure: la paura del diverso o dell'ignoto, la paura della malattia, la paura della morte. Così essi sono disposti a rinunciare alla libertà per timore di morire. E' sufficiente sbandierare loro anche il solo spettro della morte, per averli in catene.
Gli uomini liberi sono al contrario degli eretici d'animo. Possiedono dei valori propri, che quasi mai combaciano con quelli imposti dal potere, ed un proprio pensiero, indipendente da quello che domina nelle masse. Consci del proprio valore, non sentono il bisogno di affiliarsi al potere, e se quest'ultimo è malvagio, si sentono in dovere di combatterlo con ogni mezzo. Hanno, come tutti, paura delle potenziali minacce, della malattia, della sofferenza o della morte, ma la differenza è che non permettono alle proprie paure di dominarli, perciò non sono così facilmente manipolabili. Antepongono i propri valori ed ideali a quelli affermati dal potere e diffusi nella collettività, e per questi valori sono disposti a battersi. Contrariamente agli schiavi, gli uomini liberi sono disposti a morire per difendere la libertà propria e altrui.

Mi sento di concludere dicendo che sono gli uomini liberi a costruire la civiltà. Essi ne sono gli architetti. In sintesi, potremmo affermare che la civiltà è un ordine che si contrappone a quel caos che, di volta in volta, cerca di distruggerla, dapprima intaccandone le fondamenta, per poi procedere, un gradino dopo l'altro, a demolirla interamente. Diversamente dall'epoca dei regimi totalitari, oggi il potere di una ristretta oligarchia globalizzata vanta una rete talmente intricata e complessa da rendersi quasi inattaccabile: se questo potere trionferà, stavolta, la civiltà sarà sconfitta in maniera definitiva.
Tutto ciò che chiedo in difesa di questa civiltà è di scegliere se in questo feroce "Gioco dei Troni" si vuole essere schiavi o uomini liberi.
Per quel che mi riguarda, ho già scelto da molto tempo.

Grazie.

 

 MR

 


 

 

 

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