martedì 1 novembre 2022

Dracula di Bram Stoker e il terrore che viene dall'Est

 

Il film di Francis Ford Coppola, ispirato al celebre romanzo di Stoker (a sua volta ispirato alla sanguinosa leggenda che aleggia attorno al personaggio di Vlad Tepes, Principe di Valacchia), è suggestivo e pittoresco, romantico e crudele, trasuda sangue ed erotismo, dove uno viene sublimato nell'altro in una catarsi visionaria e struggente.

Ma l'aspetto più interessante sono i due mondi europei a confronto: da una parte c'è quello occidentale, della Londra di fine '800, vistosa, moderna, pullulante di nuove scoperte e della nascente borghesia, nella quale solo le atmosfere aristocratiche ormai in decadenza sembrano conservare pathos ed eleganza. Jonathan Archer, giovane impiegato, figura sbiadita ed insignificante, mimetizzata nel grigiore piccolo-borghese, sembra essere l'eroe di quel mondo ancora prima del cacciatore Van Helsing, emblema, insieme ai suoi accoliti, dell'arroganza occidentale bramosa di distruggere tutto ciò che non comprende e considera pericoloso e contrario alla propria morale.
Dall'altra parte c'è l'Est, la Transilvania di Dracula, oscura e inquietante, ma profondamente mistica. È questo un mondo ancora arcaico, in cui dominano le ombre e gli ululati, le tenebre della notte e i rituali blasfemi, le spose-vampiro e la memoria dei tempi antichi, fatti di gloriose e cruente battaglie. Dracula è il re di questo mondo. Egli si muove fluttuando in esso come un fantasma; è il Signore dei Lupi, totem ancestrali del mondo pagano, il Signore delle Bestie, delle quali assume anche le sembianze, dissolvendosi in una metamorfosi continua, panteista, ove i confini tra vita e morte, umano e sovrumano, divino e animale, sono estremamente labili o quasi inesistenti. Come l'arcaico Signore delle Bestie - Adonis, Orfeo, Dioniso-Zagreo - egli ha potere sugli animali e sulla natura, governa gli istinti e le tempeste, può sedurre e soggiogare la psiche nel profondo, padroneggia la magia, finanche tramuta le lacrime in cristallo. Come gli Dèi che ho citato, ha un aspetto bellissimo e grande fascino, ma il mondo occidentale, ostaggio del credo cristiano e del razionalismo, lo vede nel suo aspetto terrifico, poiché dai suoi poteri e da ciò che rappresenta è terrificato. Come Orfeo e altre divinità della natura selvaggia, il destino di Dracula è quello di essere ucciso e decapitato, smembrato nel corpo dunque, ma reso immortale nella sua essenza. Temuto e amato al tempo stesso, come principe della "wilderness" egli è anche il custode della psiche inconscia, che l'ego razionale non può dominare. E come l'inconscio, il mondo da cui proviene Dracula è un mondo fatto di simboli, di potenti visioni archetipiche, dove l'Imago del dio selvaggio che egli incarna suscita ancora meraviglia e orrore, dove gli idoli della nuova religione non hanno alcun potere, mentre la magia scorre ineffabile, l'amore attraversa gli oceani del tempo in quanto eterno, forte più della morte, avviluppato da una passione che arde immortale come il vampiro.
Così Dracula, che fu un eroe per quel mondo antico e perduto, contraddistinto dalla truce purezza della violenza, oscuro eppure così pregno di sentimento, nel mondo moderno occidentale diviene un demonio, il mostro odiato e cacciato dai novelli paladini del bene.

Oggi più che mai la storia di Dracula sembra la metafora dello scontro ineluttabile tra due mondi incompatibili tra loro: Est e Ovest ma soprattutto antico e moderno, pagano/panteista e cristiano/antropocentrico, inconscio e razionale, spirituale e pragmatico. E la principessa Elisabetta - perché c'è sempre una principessa - che incarna il potere femminile, appare la sola forza in grado di riportare a casa l'antico principe, accoglierlo tra le sue braccia, amarlo e onorarlo per ciò che è, restituendo a quel vecchio mondo il suo splendore.
 
 
MR
 
 
Una locandina del Dracula di Bram Stoker, di Francis Ford Coppola

Una scena del Dracula di Bram Stoker

Un affascinante Gary Oldman nei panni del Principe Vlad Dracula