Oggi, più che mai, definire cosa è arte e cosa non lo è, può essere difficile, per via del caos e delle forze di dissoluzione che dilagano nella società odierna e, inesorabilmente, si riflettono nelle espressioni artistiche o presunte tali. Per me, arte è tutto quello che, nonostante tutto, è ancora in grado di creare mito, poesia, estetica, di narrare dei Numi e degli archetipi, dipingendo in tal modo il nostro complesso, multiforme ed iridescente mondo interiore, che è insieme scintilla e riflesso dell’universo di cui siamo parte.
In quest’ottica, precisamente, si colloca la mia analisi di uno dei capolavori artistici e cinematografici del regista messicano Guillermo del Toro (Guadalajara, 9 ottobre 1964), ovvero Crimson Peak, prodotto nel 2015 negli Stati Uniti. Questa pittoresca pellicola, dai colori intensi, l’atmosfera cupa e l’estetica molto raffinata del genere gothic, cui del resto appartiene, si presta, in verità, a diverse chiavi di lettura ed interpretazioni, alcune delle quali, probabilmente, sfuggirebbero all’autore medesimo. Ma che ne sia consapevole o meno, del Toro è un grande narratore di miti e figure archetipiche, come del resto dimostrano altri suoi eccellenti film, quali Il Labirinto del Fauno (El laberinto del fauno, 2006, paesi di produzione Spagna e Messico) o La forma dell’acqua (The shape of water, 2017, Stati Uniti d’America). Se Il Labirinto del Fauno può apparire la pellicola più interessante da analizzare da un punto di vista esoterico, e così è, trovo tuttavia che Crimson Peak sia il film che più di ogni altro si presti ad essere visto e compreso da tre differenti prospettive; quella artistica, che è sublime, quella esoterica e, non ultima, quella della psicologia del profondo. Di seguito, vediamo insieme perché, e cosa rende questa pellicola così raffinata e preziosa da un punto di vista metafisico ed emozionale.
La storia si apre con un’epifania, il cui termine, ci tengo a ricordarlo, significa “apparizione”. La protagonista, Edith Cushing, interpretata dall’attrice australiana di origini polacche Mia Wasikowska, viene turbata dalla visione del fantasma della defunta madre, che la mette in guardia sul suo futuro. Già dal principio, dunque, questo film si rivela come una molto particolare storia di spettri, spettri che sono apparentemente esteriori, ma che, ad una più attenta analisi, possono anche essere interpretati come spettri interiori, onirici, materializzazioni di contenuti inconsci. Edith cresce, diventa un’aspirante scrittrice, ed incontra Sir Thomas Sharpe, un baronetto inglese, e sua sorella, Lady Lucille, interpretati rispettivamente dai validi attori Tom Hiddleston e Jessica Chastain. La storia è ambientata in un’America nel pieno del proprio vigore produttivo ed economico, che si scontra con un’Europa più romantica, ancora legata alle vecchie tradizioni nobiliari, ma vista come decadente. È il padre di Edith, Carter Cushing, ad incarnare lo spirito di quest’America prode e laboriosa, certo, ma anche cinica ed arrogante, che non nasconde il proprio disprezzo verso i sogni ed il genio creativo rappresentati dal personaggio, seppur ambiguo, di Thomas Sharpe, che cerca finanziatori per il proprio progetto di costruire una macchina in grado di estrarre l’argilla rossa dalle proprie miniere, affinché queste ultime possano nuovamente prosperare. Insieme alla propria creatività, purtroppo, Sir Thomas custodisce dei terribili segreti.
Nella prima scena in cui debutta il suo personaggio, Lucille Sharpe è bellissima e misteriosa, vestita di un abito color cremisi: è un colore che, come suggerisce il titolo stesso (Crimson Peak, letteralmente “picco cremisi”), ricorre spesso nella pellicola. Il rosso dell’argilla liquida che affiora violentemente dalla terra, riempiendo i pozzi sotterranei, macchiando il candore della neve, ricorda molto da vicino il colore e la consistenza del sangue. La terra di Crimson Peak appare viva e sanguinante, proprio come lo saranno i protagonisti nelle scene finali. La grande casa degli Sharpe, un antico maniero, è fredda ed inquietante. Gli spifferi riecheggiano come una specie di “respiro” della casa stessa, la neve s’infiltra dal soffitto ricamando gelide trame sul pavimento dell’ampia sala d’ingresso, le fondamenta si perdono nelle miniere stesse e, anno dopo anno, l’edificio sprofonda nella terra rossa, come una creatura che anneghi nel proprio sangue. Nei sotterranei si trovano dei vasconi colmi d’argilla di un rosso intenso, che appaiono come vasche piene di sangue. Tutto, nei corridoi, nelle stanze, dal vecchio ascensore alle balaustre, sembra gelido, trascurato e pericolante. Gli anfratti del maniero sono popolati dai terribili fantasmi di donne uccise, quali la madre dei fratelli Sharpe e le defunte mogli di Sir Thomas. In questa storia, gli spettri, in quanto esseri legati alle proprie dimore, prendono l’aspetto e la consistenza delle medesime, si tingono della stessa sostanza, e quindi, in questo caso, sembrano fatti anche loro di argilla scarlatta. Se consideriamo che la casa simboleggia la psiche, possiamo dedurre che i protagonisti ed in particolare i proprietari di questa casa, ovvero Thomas e Lucille Sharpe, sono creature imprigionate da un gelo interiore, emotivamente instabili (questo vale soprattutto per Lucille, il cui temperamento si rivela presto irruento e volubile), oppresse da un’infanzia segnata dalla violenza (i sotterranei di una casa possono essere interpretati come ciò che sta alla base della personalità, nel passato o comunque nascosto), tormentate dai ricordi di terribili colpe (gli spettri).
Il trio composto da Lucille, Thomas ed Edith, la quale diviene presto sua moglie, risulta sin da subito piuttosto inquietante, in particolar modo per il rapporto morboso che lega i due fratelli Sharpe. Lucille è ossessionata dal fratello, con il quale si scoprirà avere un rapporto incestuoso, cominciato quando i due, cresciuti in una famiglia dispotica e violenta, erano solo ragazzini e Lucille, adolescente disturbata ed in seguito matricida, di due anni più grande, inizia ad abusare sia fisicamente che psicologicamente di Thomas; una manipolazione affettiva che durerà per tutta la loro vita, fino al matrimonio di Thomas con Edith.
Edith Cushing, la protagonista effettiva del film, è dipinta in maniera diametralmente opposta a Lucille Sharpe: ingenua, innocente, i suoi abiti sono sempre bianchi o giallo ambra. Quest’ultimo è un colore molto presente nelle pellicole di Guillermo del Toro, contraddistinte, in diverse scene, proprio da questa particolare luminosità ambrata. Entrambe le donne sono sentimentalmente e fatalmente legate a Thomas Sharpe e, da un punto di vista esoterico, si potrebbe affermare che rappresentano due aspetti opposti e complementari del femminile. In questo senso ricordano molto Odille e Odette, rispettivamente il Cigno Nero ed il Cigno Bianco del balletto russo di Tchaikovsky Il lago dei cigni, a sua volta ispirato alla fiaba tedesca di Musäus, Der geraubte Schleier (“Il velo rubato”), che a loro volta si contendono il principe Siegfried. In questo contesto, Odette rappresenta l’aspetto più puro ed elevato dell’amore, mentre Odille, sua oscura controparte, le pulsioni inconsce, più maniacali e distruttive, dalle quali è facile lasciarsi sedurre.1
In Crimson Peak, Edith e Lucille appaiono come due volti molto diversi e conflittuali di quella che, da un punto di vista junghiano, possiamo definire l’Anima2 di Thomas. Jung credeva infatti che l’inconscio dell’uomo fosse accordato in chiave femminile, quello della donna in chiave maschile (Animus). In questo caso, tuttavia, è interessante notare come l’inquietante e pericolosa sorella di Sir Thomas, questa Lady tanto bella, seducente, sempre elegantemente vestita, quanto morbosa e spietata, ricordi molto da vicino il Cigno Nero di Musäus e Tchaikovsky. Nella fiaba, il Cigno Nero è un impostore, una fanciulla fisicamente somigliante alla protagonista, ma resa tale solo dall’incantesimo di un malvagio stregone. Anche Lucille è, nel film, una figura che si sostituisce di volta in volta alle spose di suo fratello Thomas, annientandole, e come il Cigno Nero, rappresenta le pulsioni oscure e distruttive della psiche. Al posto dei cigni bianco e nero, in Crimson Peak l’allegoria della profonda differenza tra Edith e Lucille è pittorescamente rappresentata dalla farfalla e dalla falena. In una delle scene finali, quando la follia e la furia di Lady Lucille Sharpe si scatenano senza più freni, le falene riempiono ogni angolo. Lucille incarna tutti quelli che, nell’uomo, possono essere gli aspetti più turpi dell’Anima: la crudeltà e la spietatezza per raggiungere i propri scopi, la seduzione usata come arma, una sessualità deviata. A tutto questo, tuttavia, si oppone la figura di Edith Cushing: personaggio che inizialmente può apparire acerbo e leggermente ammantato di una certa superbia, si rivela invece ricca di doni, uno dei quali è proprio quello - sciamanico, e non medianico, ci tengo a precisarlo - di vedere gli spiriti e comunicare con loro. Edith custodisce in sé gli aspetti luminosi e numinosi dell’Anima nell’uomo, o meglio ancora, ciò che è capace di ridestarli. Nel momento stesso in cui Thomas si innamora di lei, inizia il suo turbolento percorso di redenzione. L’amore verso ciò che è bello ed innocente, l’amore come sentimento puro, nella sua espressione più elevata, è realmente una sorta di pietra filosofale nel processo alchemico che si compie tra le delicate strutture della psiche. Non è un caso che solo quando Sir Thomas Sharpe comprende di amare la sua sposa, Edith, e si concede carnalmente a lei anziché alle perversioni della sorella Lucille, il suo macchinario per l’estrazione dell’argilla, dopo svariati tentativi ed altrettanti fallimenti, inizia finalmente a funzionare. L’idea del vero amore come lapis di trasformazione ed alchimia interiore, in grado di elevare il potenziale creativo verso la sua più potente manifestazione, ci riporta non solo al concetto junghiano di Eros inteso non come sessualità ma come relazione, ma soprattutto ad Afrodite come divinità urania, non mero demone primordiale del desiderio sessuale, ma nume celeste dell’amore e, come tale, potere trasformativo e rigenerativo della creazione: nel mito, infatti, Afrodite nasce dalla spuma del mare, inseminata dallo sperma di Urano dopo che il dio viene evirato.3 Nel microcosmo psichico, il potere dell’amore agisce nella stessa maniera travolgente e trasmutativa.
Nonostante il suo amore per Edith, Thomas continua a rimanere vittima di Lucille, ovvero, schiavo delle proprie pulsioni inferiori, dalle quali continua ad essere dominato. Si ribella all’oscura e scarlatta Lucille, controparte della candida ed aurea Edith, ma viene sopraffatto; Lucille uccide suo fratello. Così, prosciugato dal suo lato oscuro, Thomas diviene uno spettro: triste, pallido, evanescente; ma in grado di offrire ad Edith un ultimo prezioso aiuto, prima di dissolversi nell’atmosfera fredda e macchiata di rosso dell’inverno di Crimson Peak.
In questo tentativo di esegesi della narrazione, gli spettri stessi assumono molteplici significati. In primo luogo, quello illustrato proprio nel film e raccontato dalla voce sottile e setosa della protagonista. I fantasmi sono reali, legati a sentimenti ed emozioni, a crimini e colpe, ad un luogo ben preciso, come una sorta di Genius Loci, di cui divengono i custodi a volte terrifici. In un’altra accezione, che comunque non esclude la prima, i fantasmi mettono in scena, anche in modo spaventoso, i poteri latenti della psiche: mettono in guardia da pericoli futuri, raccontano qualcosa che è accaduto nel passato, mostrano la via per vedere ciò che si deve conoscere quando giunge il momento. Infine, i fantasmi simboleggiano ciò che diventiamo non soltanto dopo la morte corporale, ma anche dopo quel genere di morte interiore che sopraggiunge quando si cede, giorno dopo giorno, alle forze distruttive dentro e fuori di noi, finché non diventa troppo tardi, e sebbene consapevoli, non si è più abbastanza forti per far sì che non prevalgano nella nostra vita. È forse ciò che, attraverso un’analisi approfondita, vediamo accadere a Sir Thomas Sharpe. Si diventa spettri incatenati al dolore ed al senso di colpa. Ma come ci insegna l’antica saggezza animista, ogni morte è preludio di una rinascita, e, secondo un’altra autrice e psicoanalista junghiana, Clarissa Pinkola Estés, la rigenerazione accade “cantando sulle ossa”4 di ciò che è morto.
Ma questa è davvero un’altra storia.
Milena Rao
Note
1)Un film molto raffinato e psicologico, non privo di elementi horror, in cui viene accuratamente rappresentato il personaggio del Cigno Nero, è Black Swan, del 2010, diretto da Darren Aronofsky, con l’ottima Natalie Portman nel ruolo di protagonista.
2)Carl Gustav Jung, La struttura della psiche, da Aión, 1951.
3)Esiodo, Teogonia.
4)Cantando sulle ossa, Introduzione del saggio di C.P. Estés, Donne che corrono coi lupi.
Bibliografia
~ Carl Gustav Jung, La dimensione psichica, Bollati Boringhieri, 2015.
~ Marie-Louise Von Franz, Il femminile nella fiaba, Bollati Boringhieri, 1983.
~ Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, Frassinelli, 1993.
~ Milena Rao, Storie Antiche come l’Anima - l’interpretazione psicologica ed esoterica delle fiabe, Psiche2, 2018.
~ Miti Greci, a cura di Giuseppe Zanetto, BUR Rizzoli, 2019.
Testo di Milena Rao. Tutti i Diritti Riservati.
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